Questa è la parola che dovrebbe ronzare incessantemente nella mente dei lavoratori della Commissione Tributaria Regionale del Lazio.
Dovrebbero eseguire gli ordini verbali in silenzio, dovrebbero sopperire ai disservizi creati nell’assistenza alle udienze in silenzio, dovrebbero garantire il presenziamento tornelli senza ricoprire il profilo professionale richiesto e senza indennità di turno in silenzio, dovrebbero lavorare in silenzio, dovrebbero subire l’onta di essere ritenuti esecutori materiali di azioni di sabotaggio di servizi igienici, porte e finestre in silenzio.
Anche il rumore del pensiero e del respiro dovrebbe essere affievolito.
Altro che confronto costruttivo, disponibilità al dialogo, ascolto interessato di tutte le ipotesi migliorative eventualmente avanzate dal personale e dalle Organizzazioni Sindacali!
E non sia mai che qualcuno si arrischi a evidenziare le criticità derivanti da scelte inutili e inefficaci che ingenerano confusione organizzativa oltre che aggravare, rendendoli insostenibili, i carichi di lavoro di settori che già versano in condizioni di grave sofferenza!
Ma il silenzio dovrebbe essere principalmente e “responsabilmente” osservato proprio da coloro che, legittimamente ed in forza dell’incarico rivestito o conferito da una Organizzazione Sindacale, quale ad esempio USB, si permettono di rappresentare le problematiche sfuggite, inesplicabilmente, al potere previsionale di coloro che le hanno prodotte, pena lo scatenarsi dell’”ira funesta” nei loro confronti.
Allora si arriva al gratuito, pesante attacco alla dignità personale dei lavoratori adducendo valutazioni totalmente prive di riscontro oggettivo, alla mancata comunicazione ufficiale, recante le motivazioni dovute, dell’esito delle istanze prodotte dai dipendenti, al diniego immotivato e contraddittorio di modifica delle funzioni svolte, al disconoscimento del ruolo svolto dal RLS e, più in generale, dai rappresentanti dei lavoratori. Il tutto con buona pace del sereno svolgimento dell’attività lavorativa e del più generale benessere organizzativo (vedi allegato).
In ogni caso, il silenzio non riuscirà mai ad offuscare totalmente la manifestazione del dissenso da parte dei lavoratori la cui professionalità guadagnata sul campo conferisce loro il sacrosanto diritto di esprimere opinioni divergenti rispetto a quelle del “dominus”.
Né, tantomeno, potrà consentire l’auspicata “normalizzazione” che preluderebbe ad una resa incondizionata dei nostri delegati, e del personale tutto, rispetto a disposizioni, anche verbali, derivanti dall’esplicazione di un maldestro potere assoluto di organizzazione ed emanate in spregio alle norme contrattuali e a quelle inerenti alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, così come già puntualmente confermato dagli Organi di vigilanza e giudiziari competenti.
Non sono certo i lavoratori quelli che, alla Commissione Tributaria Regionale del Lazio, dovrebbero osservare, quanto meno, un decoroso e doveroso silenzio…