L’anno scorso ci era stato presentato un piano aziendale triennale che contrariamente agli altri anni e per la prima volta non vedeva solo crescere gli obiettivi, ma ne teneva costanti alcuni mentre altri erano in diminuzione. Avevamo pensato che finalmente l’Agenzia, dopo una decennale crescita e nella difficile ricerca di un equilibrio fra quantità e qualità, avesse raggiunto uno standard ottimale. Alla presentazione del piano delle attività di quest’anno ci siamo dovuti ricredere e tutti gli indicatori per il 2012 sono tornati a crescere.
Non crescerà invece la quota incentivante che il Ministero trasferisce all’Agenzia per premiare la produttività dei Lavoratori. Siamo di fronte per l’ennesima volta alla contraddizione che smaschera tutta la retorica sulla produttività nel lavoro pubblico. Se la produttività cresce le risorse non crescono, se la produttività cala le risorse diminuiscono: la finanza pubblica impone vincoli che prevedono, molto semplicemente il calo delle retribuzioni e il rapporto fra retribuzione e produttività serve solo a fare demagogia. Il ruolo istituzionale svolto dalle pubbliche amministrazioni erogatrici di servizi deve prescindere dalla redditività del lavoro calcolata con le logiche dell’imprenditoria privata.
Il risultato di tutto l’impianto di obiettivi, verifica dei risultati, erogazione delle risorse, per i lavoratori altro non è che la perdita di certezza, negli importi e nei tempi, della retribuzione spettante. Dentro questa logica nessuno può prevedere a quanto ammonterà il salario di “produttività” e quanto ne andrà nelle tasche di ciascuno. Il cosiddetto “Comma 165”, che finanzia gran parte del Fondi destinati al personale non sfugge al diabolico obiettivo di ridurre le retribuzioni o di tenerle compresse, per cui anche quando il risultato consuntivato è eccelso, al Ministro di turno basta variare la percentuale destinata al personale delle Agenzie fiscali in modo da garantire l’invarianza della spesa. Naturalmente nessun meccanismo di garanzia è previsto nel caso contrario; e poi ulteriori tetti, tagli, vincoli d’ogni tipo che allungano i tempi e creano quella condizione di ricatto salariale, per cui si deve lottare non per maggiore salario e più diritti ma per ottenere quello che già spetta.
Sarà questo il vero nodo da sciogliere nelle Convenzioni fra Ministero e Agenzie fiscali: si dovrà superare la sterile ritualità che ha contraddistinto i tavoli negli anni passati e si dovranno trovare soluzioni che diano certezza e stabilità alle risorse, rilancino la macchina fiscale e interrompano il ricatto salariale che si è imposto ai Lavoratori nei dieci anni di funzionamento delle Agenzie fiscali.