Venerdì 12 febbraio 2010 si è tenuto l’incontro con l’amministrazione sulle modifiche al DPR 30 gennaio 2008 n. 43, riguardante il regolamento di riorganizzazione del MEF.
Molti lavoratori ci avevano segnalato le loro osservazioni, direttamente o mediante e-mail, dimostrando molta attenzione, forte capacità di comprendere la volontà di restaurazione organizzativa della parte politica-amministrativa e, soprattutto, chiedendo un intervento deciso per denunciare le operazioni più devastanti contenute nel DPR.
Infatti, in perfetta sintonia con la nostra analisi del DPR, i lavoratori avevano prioritariamente ravvisato:
- la rimodulazione degli uffici a livello centrale con alcune soppressioni e conseguente mobilità unilaterale senza garanzie;
- l’estrema indeterminatezza delle fasi e modalità organizzative degli uffici, persino nell’indicazione della copertura dirigenziale;
- la ribadita intenzione di riduzione drastica delle sedi periferiche con l’aggravante dell’introduzione di una ulteriore indeterminatezza nel coordinamento funzionale e operativo, peraltro tuttora operante;
- la vergognosa disattenzione per le sorti di migliaia di lavoratori e dei servizi erogati.
A questo, aggiungiamo l’accorpamento delle relazioni sindacali nel Dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi, senza la minima indicazione dei referenti e delle modalità di svolgimento delle stesse relazioni sindacali sia nell’ambito dipartimentale centrale che periferico.
Il confronto tra le parti non è stato, chiaramente, all’altezza delle aspettative dei lavoratori per la ormai insipienza dell’amministrazione, ridotta a semplice esecutore dell’organo politico che, a sua volta, diserta le riunioni con arroganza e disprezzo delle regole fondamentali delle relazioni sindacali.
L’amministrazione si è limitata a spiegare alcune modifiche apportate al DPR con la necessità dell’adeguamento alle norme e ha aggiunto che gli ulteriori interventi sono marginali e ininfluenti sulla riorganizzazione in atto nel MEF: insomma, si tratta di una semplice "pulizia" del testo.
Questa posizione, insostenibile e omissiva, invece nasconde un piano preciso di acquisizione di strumenti adeguati per completare lo smantellamento del MEF, l’ulteriore privatizzazione dei servizi e la riduzione dei diritti professionali e salariali dei lavoratori.
In questo DPR l’essenza non è tanta quella contenuta nei vari articoli e commi, ma quello che invece non viene esplicitato.
In particolare, ci riferiamo alla mancata individuazione del numero degli uffici con relativa dirigenza; infatti, tutti i numeri degli uffici dirigenziali non generali previsti nel vecchio DPR scompaiono mentre resta immutato, per esempio, l'indicazione della decurtazione del numero delle articolazioni periferiche.
La logica è chiara: mediante decreti ministeriali di natura non regolamentare, da adottare in deroga, si potrà mettere mano agli uffici e conseguente gestione del personale senza alcun controllo normativo né, tantomeno, sindacale, calpestando, in questo modo, anche i più elementari principi di ragionevolezza e funzionalità dell'azione amministrativa.
Dopo il Decreto Legislativo Brunetta, che detta le norme in materia salariale e professionale senza possibilità di partecipazione e contrattazione; con un nuovo CCNL che rende “flessibile” il lavoro pubblico senza alcun riconoscimento professionale, il MEF si adegua e rende elastica e unilaterale l’organizzazione del lavoro e dei servizi del MEF.
Quello che sta succedendo nel nostro Ministero è l’inevitabile conseguenza del progetto generale di privatizzazione dello stato e di svuotamento della democrazia nelle sue articolazioni primarie, di partecipazione e controllo.
A questo punto, riteniamo inderogabile costruire momenti di forte mobilitazione, caratterizzando le nuove scadenze sul contratto integrativo, sul salario accessorio e sullo smantellamento degli uffici periferici.
Non ci sono alternative.
Solo la capacità dei lavoratori di autorganizzarsi nelle RdB MEF potrà determinare il presente.
Solo la forza del conflitto è in grado di fermare la devastazione dei diritti sia individuali che collettivi.
Solo la lotta dal basso e la partecipazione diretta sono in grado di fermare lo smantellamento dei servizi e delle funzioni del nostro ministero.
Oggi, come ieri, pensiamo che queste battaglie non siano concluse e sappiamo benissimo che l’esito del verdetto dipende tutto da noi e da quello che siamo in grado di mettere in campo.
Oggi, come ieri, non ci arrendiamo.