Più o meno 29 milioni di euro ad esemplare per l'acquisto di 6 UAV Predator B/Reaper comprensivi del pacchetto di sensori, sistemi di controllo a terra e supporto logistico.
Trattasi di droni per compiti di ricognizione, scorta, sorveglianza e intelligence.
Una bella sommetta per l'Italia della crisi, della disoccupazione e della cassa integrazione da rifinanziare.
A prima vista, non sembrerebbe presente alcun armamento, anche se l'eventuale opzione "armi" dovrebbe essere decisione che spetta al Parlamento.
Decisione mai discussa o presa ma risulta che l'Italia abbia ordinato, assieme ai sei veivoli, anche i kit di armamento con missili Hellfire e bombe a guida laser.
Costo di acquisto tra 51.583 e 92.546 euro circa. L'uno ovviamente.
Gli Stati Uniti d'America hanno in servizio 7500 droni che, come rivelato dal New York Times, risulta abbiano scelto quale "Capitale" la base Nato di Sigonella.
Questi veivoli necessitano anche di sofisticati sistemi di telecomunicazioni e di basi a terra per un'efficente copertura planetaria.
Il sistema di telecomunicazione satellitare è il MUOS (Mobile User Object System), dotato di cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra.
Una di queste, dotata di due antenne alte 149 metri e tre grandi parabole dal diametro di oltre 18 metri, è a Niscemi, a Sud della provincia di Caltanissetta, verso la Piana di Gela, al confine con l'estremità occidentale delle province di Catania e Ragusa.
Per quella "fabbrica" è stata concessa l'autorizzazione del Governo Italiano e dell'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo.
Ora il neogovernatore Rosario Crocetta, grazie alle battaglie pacifiste ed ecologiste del movimento NO MUOS, ha sospeso quelle autorizzazioni.
Però, oltre al Muos, c’è anche la questione degli F-35.
“Voglio ringraziare l’Italia per la partecipazione al Joint Strike Fighter (il programma per la realizzazione dei nuovi cacciabombardieri) e voglio farvi sapere che siamo pienamente impegnati per lo sviluppo di questo importantissimo programma", ha dichiarato il Segretario della Difesa Usa Leon Panetta subito dopo il suo incontro con Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola.
Panetta ha quindi detto che nel corso del faccia a faccia si “è anche analizzato come rafforzare la cooperazione tra Stati Uniti e Italia nel settore degli armamenti", mentre il ministro Di Paola, per parte sua, ha dichiatato l'esistenza di “un rapporto molto stretto che continuerà in futuro nel settore industriale della difesa tra i due paesi e l'importanza della realizzazione del MUOS a Nascemi che dovrà essere uno dei pilastri fondamentali di questo sistema".
I dati resi pubblici oggi dal Sipri, il centro ricerche per la pace di Stoccolma, ci dicono che i Governi di tutto il mondo hanno speso nel 2012 la cifra di 133 miliardi di euro per mantenere le proprie strutture militari con armi, apparato militare e il suo complessivo mantenimento.
Il nostro Paese cresce: torniamo nei primi 10 posti della lista di chi spende di più in armamenti.
Dai conti dell'istituto svedese, l'Italia viaggia sui 26 miliardi di euro di spesa.
E le previsioni promettono ufficialmente di crescere per il 2013.