Due questioni pendono sulle ali di Alitalia: la prima è che a 10 giorni dalla scadenza per la presentazione dell'offerta vincolante per il futuro di Alitalia, tutto rimane nel mistero nel bel mezzo di una crisi della compagine governativa di cui ad oggi, non si capiscono gli esiti.
Il precedente è sicuramente preoccupante. Già nel febbraio 2008 era accaduto di gestire un passaggio di questa portata, con la crisi dell'allora governo Prodi nel bel mezzo dell'offerta di Air France, con effetti che furono nefasti: il sindacato rimase con il cerino in mano e per i lavoratori iniziò quel piano inclinato che avrebbe portato alla mattanza della Cai e poi a quella del 2014 di Etihad.
E' stato un grave errore trascinare il dossier Alitalia a dopo le elezioni europee, mettendo in moto meccanismi che adesso volano sopra la testa delle categorie.
E' stata colpa del Governo? Delle Ferrovie? Di Delta? Oppure di Atlantia e di Toto?
Poco interessa a questo punto anche perché ognuno di questi attori gioca il suo ruolo in commedia.
Noi crediamo che la maggiore responsabilità sia del Governo per non averci ascoltato nell'avviare da subito la nazionalizzazione, vincolandosi invece alla ricerca di una soluzione ibrida stato/mercato, permettendo in questo modo ai chiamati in causa di prendere e di sprecare tempo prezioso. E' mai possibile che non si riesca a comprendere che il nostro ricco mercato del trasporto aereo assumerà valore solo quando chi ci ha prosperato fino a ora senza vincoli, dovrà smettere di fare come gli pare e piace?
Noi ci auguriamo vivamente di essere smentiti e non è mai troppo tardi per cambiare rotta.
Di sicuro in questo caso, USB farà la sua parte, ma chi si è assunto la responsabilità di rassicurare i lavoratori fino ad adesso, cioè il ministro dello sviluppo economico, deve battere un colpo deciso e inequivocabile, sennò dica chiaramente che non è nella possibilità di farlo.
La seconda questione riguarda il CCNL: ricalcare l'identico schema che ha comportato l’esclusione di organizzazioni e associazioni oggettivamente rappresentative, equivale a perseverare in un errore che è già costato molto caro ad Alitalia.
Comprendiamo che ciò possa piacere a Assaeroporti e Assocontrol, che rappresentano privati o similari che stanno prosperando sulle concessioni pubbliche e se ne sbattono di chi le paga. Facciamo già più fatica a capire il vantaggio per gli handlers e per i catering che si azzannano sugli appalti per le briciole.
Ma per Assaereo/Alitalia è un vero e proprio suicidio perché permette il ripetersi di meccanismi diabolici che sono alla base della frammentazione contrattuale dei vettori, con l’inevitabile conseguenza di attivare i meccanismi di autodeterminazione delle associazioni professionali nelle compagnie minori, che firmano contratti al ribasso perpetuando il dumping sul costo del lavoro. Tutto questo può mettere in difficoltà Alitalia.
E anche qui si replica il gioco delle parti in commedia: Cgil, Cisl, Uil e Ugl difendono il fortino della parte generale del CCNL, lasciando però colpevolmente sguarnito il lato più debole che è quello dei Vettori e di Alitalia, mentre Anpac e Anpav che affermano la propria rappresentatività, poi accettano contratti al ribasso come avvenuto per Blue Air, Ryanair e Vueling o chissà dove altro......
Questo stato di cose è più che probabile, penalizzerà un'altra volta la maggiore compagnia nazionale.
Allora è bene anche qui essere molto chiari: se si vuole davvero avviare una vera vertenza per un vero contratto nazionale applicabile a tutti i vettori operanti in Italia è giunto il momento di smettere di giocare ai soldatini e misurarsi sul campo delle idee, delle piattaforme, della realtà delle aziende, senza prendere in giro nessuno o creare false aspettative, ma senza fare più sconti agli O'Leary di turno.
La partita è tutta in mano alle categorie che speriamo siano più determinate, lungimiranti e sagge di molti governanti e di tanti sindacalisti blasonati.
Fiumicino, 5 giugno 2019
USB Lavoro Privato