25 giugno 2020, la calda giornata milanese non arresta la lotta delle educatrici e degli educatori di sostegno delle scuole dell’infanzia di Milano, soci-lavoratori delle cooperative a cui il servizio è appaltato che, in questo pomeriggio davanti a palazzo Marino dalle ore 14:00 alle ore 18:00 protestano, nel mese di giugno, per la seconda volta per rivendicare un’inclusività e una dignità professionale e umana per tutti, educatori e bambini. Con gli slogan “La pazienza è finita” e “Sostieni il Sostegno”, circa 30 educatori ed educatrici di cooperativa insieme a un rappresentante dei genitori, fondatrice della Fondazione “Includimi” sono scesi in piazza per reclamare il riconoscimento e la ridefinizione della propria figura professionale in base ai propri titoli di studi, maggiori tutele e riconoscimento economico equiparati a quelli degli educatori comunali, garanzie di sussidio e copertura anche per i 2 mesi estivi, 12 mesi di lavoro con contributi e incentivo per il mese di luglio come per il personale comunale, rapporto educatore/bambino 1:1, e infine la reinternalizzazione del servizio di sostegno al Comune di Milano come servizio pubblico, come lo è stato in passato. Per i motivi sopra elencati, è stata inviata precedentemente una mail al Sindaco Giuseppe Sala, all’assessora all’Educazione e Istruzione Laura Galimberti al fine di avere un incontro in presenza, tale richiesta non ha ricevuto alcuna risposta. Un flash mob con l’insegna “STOP AL VIRUS DEGLI APPALTI”, megafono e striscioni accompagnano questa lunga attesa e la speranza di essere ascoltati. Ed è così che verso le 18.00 in piazza, gli educatori, insieme all’ Unione Sindacale di Base, sono riusciti a parlare con l’assessora L. Galimberti la quale, incredula, dopo aver ascoltato le specifiche problematiche, ha riferito di non esserne a conoscenza ma che farà tutte le verifiche del caso per capire i punti su cui si può dialogare e apportare miglioramenti per poi eventualmente procedere ad un incontro. Faticosamente gli educatori sono riusciti a chiedere una possibile data di confronto prima di settembre, dichiarando che se entro il 10 luglio, non ci fosse un responso a tale promessa, si sarebbero ripresentati con un altro presidio. Attendiamo! Meno chiacchiere e più azioni!
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