COMUNICATO STAMPA
È fissato per domani, 17 marzo, alle ore 13.00 presso Palazzo Vidoni, l’incontro con il Ministro della P.A., Marianna Madia, strappato con la lotta dalle educatrici e maestre precarie che nella scorsa settimana a Roma hanno protestato per tre giorni in cima ai ponteggi contro il licenziamento di tante lavoratrici del settore.
La vertenza, che nella sola capitale coinvolge oltre 5.000 lavoratrici, riguarda i servizi scolastici ed educativi di numerose altre amministrazioni.
L’USB, da tempo impegnata nella battaglia in difesa delle lavoratrici, della natura pubblica dei servizi e della loro qualità, ha proposto l’apertura di un tavolo per affrontare la questione con tutte le parti interessate: il Ministero, le Amministrazioni locali (tra le quali Roma Capitale), l’ANCI e naturalmente le parti sociali.
Diverse le questioni sul tappeto. Per quanto riguarda il Comune di Roma, si pone il problema del piano assunzionale: ieri l'amministrazione commissariale ha presentato alle RSU un piano che prospetta solo poche decine di assunzioni e nessuna soluzione per il superamento dei 36 mesi di servizio per le precarie storiche, inserite nelle graduatorie di incarichi e supplenze.
L’USB respinge, per Roma e per ogni altro comune, il modello prospettato nel DUP del Commissario Tronca, in cui si prevede la privatizzazione dei nidi e la cessione delle scuole d’infanzia allo Stato.
In ogni caso, l’USB ritiene che vada individuata una soluzione per dare continuità ai servizi e certezza occupazionale a chi sta lavorando, tenendo presente che già sono cominciate le iscrizioni al nuovo anno scolastico educativo, con un percorso che porti alla stabilizzazione di tutte le precarie.
L’USB intende inoltre porre con evidenza la “questione tabù” dei Fondi strutturali europei: il Governo continua a non chiarire perché non sia possibile attingere a quei Fondi, sia su scala nazionale che regionale, per garantire l’ampliamento di questi servizi di grandissima rilevanza e che la Commissione Europea ha da tempo individuato come uno degli strumenti essenziali per la coesione e l’inclusione sociale, nonché per aumentare l’occupazione femminile.