Mentre stampa e media italiani si concentravano intensamente sul nulla, su piccole tattiche parlamentari senza senso, in Europa invece accadevano le cose serie. Diventavano infatti operative le misure di "salvataggio" di Cipro da parte dell'eurogruppo, i paesi della zona euro, assieme al fondo monetario internazionale e a Bruxelles. Il caso cipriota in piccolo assomiglia agli altri della crisi dell'euro. Banche sinistrate dalla speculazione, stato che "deve" salvare le banche piuttosto che farle fallire, intervento dell'eurozona per finanziare il singolo stato, misure durissime di rientro del prestito europeo. Stavolta c'è stata però una significativa variabile. Il prestito europeo allo stato cipriota, che serve per i primi interventi sulla voragine bancaria dell'isola, è stato quasi del tutto direttamente finanziato dai ciprioti. Dei 10 miliardi erogati dall'eurozona allo stato di Cipro, 5,8 sono stati direttamente tolti dall'eurogruppo ai conti correnti dei ciprioti. Nella misura di una tassa una tantum del 10 per cento per i conti superiori a 100.000 euro e del 6,7 per quelli inferiori.
Cifre quindi piuttosto alte tolte direttamente ai ciprioti, i russi che hanno conti in chiaro sull'isola si contano sulle dita di una mano, per sanare i giochi speculativi di banche che hanno agito assieme alle solite note consorelle europee. La misura è stata chiesta con veemenza dal solito Schauble, ministro tedesco delle finanze, non pago evidentemente di aver affossato l'economia greca per il prossimi venti anni.
Ma non finisce qui: Commerzbank, la banca tedesca che detiene quantità considerevoli di titoli tossici, in un documento ufficiale ha chiesto una misura simile anche per l'Italia. Non si può ancora dire se questo documento, una volta reso pubblico, avesse intenti puramente speculativi. Ovvero di alimentare una ondata ribassista verso l'Italia. Fatto sta che gli indici di borsa di Milano sono caduti, lo spred è salito e i capitali fuggono da paesi come l'Italia verso paesi come la Germania. Il motivo è semplice: si teme la possibilità che misure simili vengano prese anche verso paesi come l'Italia o la Spagna.
Il tutto mentre la politica e i media mainstream non osano dire la verità: tra ipotesi di governicchi, di governi del presidente non c'è nessuno che osi raccontare che si tratta di "onorare" gli accordi presi nel 2012. Quando Monti, Bersani, Berlusconi e il politicamente fu Pierferdinando Casini hanno assunto impegni per decine di miliardi di euro, oltre alle "normali" politiche di bilancio, e per un ventennio. Già onorare questi impegni sarebbe un suicidio. Figuriamoci con una Europa pronta a usare al bancomat i codici dei nostri personali conti correnti.