Tra i tanti tagli ai finanziamenti alle scuole, figura anche quello per i contratti d’appalto per le ditte esterne di pulizia (i cui operatori hanno condizioni di lavoro terribili). Dal primo gennaio (in alcune regioni è già successo per via di scadenze differenti dei contratti) non ci saranno più le ditte di pulizia e migliaia di lavoratori riceveranno lettere di licenziamento. Non siamo ancora in grado di dare dettagli più precisi, ma pare che il ministero dia indicazione alle scuole di provvedere all’assenza delle ditte esterne appaltate a livello regionale, utilizzando un piccolo fondo per attivare in proprio degli appalti (ma i soldi non basterebbero) o delle assunzioni di co.co.co oppure di scaricare tutto sul personale interno. Da altri documenti apprendiamo però che questa pratica richiederebbe lavoro in orario eccedente, quindi non soggetto ad obbligo di accettazione da parte del personale (verificheremo).
Nei prossimi giorni i dirigenti scolastici affronteranno la situazione e c’è da scommettere che cercheranno in tutti i modi di scaricare tutta la mole di lavoro sui collaboratori scolastici presenti. Un rimedio profondamente ingiusto oltre che irrealizzabile visto che, a fronte dei tagli in organico, in tutte le scuole il personale è già al limite dello sfruttamento, quando non l’ha già superato.
Lanciamo un appello a tutti i colleghi collaboratori scolastici perché si organizzino e rispondano un “NO” compatto e determinato a qualsiasi proposta di aumento del lavoro di pulizia, anche dietro la promessa di compensi aggiuntivi. Quando lo scorso anno tagliarono il 25% dei fondi per gli appalti, solo in poche scuole ci si oppose in modo compatto (semplicemente rispondendo NO!), ma proprio in quelle scuole il carico di lavoro aggiuntivo non ricadde sui collaboratori scolastici, ricordiamocelo!
I dirigenti ribattono che le pulizie sono nel mansionario dei collaboratori, ma va ricordato che gli organici sono stati profondamente ridotti per 10 anni consecutivi, che le scuole che hanno la ditta esterna ottengono il 25% di personale in meno (che ora non viene certo restitutito) e che nel mansionario ci sono anche compiti di sorveglianza e assistenza alla didattica..
Ai dirigenti bisogna rispondere che se non hanno le risorse devono chiudere parte dei locali o ridurre la frquenza con cui vengono puliti. La responsabilità verso gli alunni e le loro famiglie deve prendersela chi taglia e non chi è già oberato di lavoro.
Se i dirigenti insistono, pretendete chiari ordini di servizio scritti (in modo da poterli impugnare) e minacciate l’immediata interruzione degli straordinari, senza i quali molte scuole non potrebbero funzionare.
Per organizzare bene l’opposizione, rivolgetevi alla sede del sindacato, per imporre l’emanazione di ordini di servizio, per impugnarli con gli atti di rimostranza, per permetterci di inviare le nostre diffide e note di protesta. Ciò specie dove le RSU siano conniventi o incapaci e non esercitino il dovere di contrattare con l’amministrazione l’organizzazione del lavoro, dovere che non è venuto meno neanche con la Legge Brunetta (come ci dicono tutti i ricorsi vittoriosi di questi mesi).
In queste ore USB sta inviando note di protesta al MIUR. USB Lavoro Privato ha già proclamato lo sciopero per il 10 e 11 gennaio (contro il licenziamento di migliaia di ex LSU) e anche il settore scuola sta ragionando sulla possibilità di indire subito uno sciopero di tutto il personale ATA. Il MIUR risponde che darà disposizioni per affrontare la situazione e che incontrerà la nostra delegazione.
Nel frattempo rinnoviamo l’appello ad opporsi con la massima decisione. Il problema ATA è strettamente legato al dramma degli operatori delle ditte private che rischiamo il licenziamento, occorre una lotta unitaria e forte.
Nei prossimi giorni ci giocheremo un pezzo importante delle nostre condizioni di lavoratori della scuola ed il destino occupazionale di migliaia di lavoratori delle ditte private ed ex-LSU.