Dopo due anni di gestione da parte della Protezione Civile e 3 miliardi di euro stanziati a sostegno dei percorsi di integrazione, circa 13.000 persone vengono spinte ad abbandonare le strutture di accoglienza (pubbliche e private) disseminate per l’Italia. Si tratta per la maggior parte di persone con minime possibilità di inserimento lavorativo, che non parlano l’italiano e non possiedono una rete di relazioni che possa garantire loro una minima sistemazione abitativa, anche temporanea. La prospettiva è dunque quella della vita per strada, o peggio, una volta scaduto il permesso per motivi umanitari, del rimpatrio nei paesi attualmente straziati dai conflitti civili, come la Libia.
A Bologna questa situazione riguarda due strutture di accoglienza: l’ex-caserma situata in Via Prati di Caprara, di competenza della Prefettura e gestita dalla Croce Rossa e la casa di accoglienza Villa Aldini di competenza del Comune e gestita dal consorzio di cooperative Indaco, per un totale di più di 200 abitanti. La Prefettura (e, nel caso dei Prati di Caprara, anche la Croce Rossa) mette in piedi una “misura per favorire percorsi di uscita” e offre ai migranti 500 Euro in cambio dell’impegno di lasciare le strutture, che molti firmano, sedotti dalla promessa monetaria ma in assenza di una qualsiasi prospettiva alternativa alle strutture di accoglienza.
Nella mattina del 04 marzo, giorno di scadenza dell’ENA, i rappresentanti di Asia USB e USB Migranti raggiungono la struttura dei Prati di Caprara e sono testimoni di una scena surreale: lavoratori della Croce Rossa (che dal 4 marzo non riceverà più i 46Euro al giorno per ognuno dei 130 abitanti della struttura) staccano la luce e smontano i letti, in modo da rendere inagibile una struttura già fatiscente e obbligare i migranti ad abbandonarla.
Dei 130 residenti della struttura, sono rimasti circa 30, che, in preda alla disperazione, chiedono di poter restare almeno temporaneamente nella struttura. Senza conoscenze o prospettive di lavoro in città, la loro situazione è drammatica. Non sanno l’italiano e raccontano in inglese di non aver mai lavorato in due anni, da quando si trovano nella struttura. Raccontano, però, di aver lavorato volontariamente in Questura e in Tribunale per una paga di 1 Euro al giorno, sperando in un’assunzione mai arrivata.
Nel frattempo l’ex-caserma viene presidiata dalle forze di polizia. Viene bloccato l’accesso ai sostenitori raccolti davanti alla struttura e si teme uno sgombero in forza dei richiedenti asilo.
Grazie alla presenza e mediazione dei militanti, lo smantellamento viene bloccato e il presidio della Polizia rimosso. Iniziano le trattative con il Comune e la Prefettura e viene permesso agli abitanti il pernottamento nella struttura fino al reperimento di spazi alternativi. Anche a Villa Aldini il presidio della Polizia viene rimosso e i richiedenti asilo ancora presenti permangono nella struttura.
Il Comune ventila l’ipotesi di 30 posti letto nelle strutture adibite al Piano Freddo, in atto fino al 31 marzo, ma 30 posti letto non bastano per tutti.
Il 5 marzo è una lunga giornata di trattative con il Comune e la Prefettura per trovare una sistemazione ai migranti che non possono uscire dalle strutture. I rappresentanti sindacali impongono con forza una condizione: tutti quanti devono ricevere una sistemazione, senza lasciar fuori nessuno! Alla fine della giornata le trattative si concludono con un primo trasferimento di 20 degli abitanti di Prati di Caprara nei dormitori del Piano Freddo di Via Milliario e Via del Lazzaretto e la permanenza nelle proprie strutture degli abitanti in attesa di una soluzione alternativa. Alcuni migranti trasferiti non apprezzano le condizioni di soggiorno dei dormitori e chiedono una sistemazione migliore, ma le risorse che il Comune è in grado di mettere in campo sono solo quelle dell’Emergenza Freddo, il cui termine del 31 marzo porrà ulteriori problemi.
Accende le speranze la notizia di una circolare del Ministero degli Interni del 1 marzo 2013 che indica la possibilità di “proseguire le misure di accoglienza” tra altre categorie, anche per coloro “in attesa di essere sentiti dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e quelli in attesa dell’esito del ricorso”, che è il caso dei richiedenti asilo dei Prati di Caprara e di Villa Aldini. Resta da chiarire se la così detta “misura per favorire percorsi di uscita” della Prefettura, cioè l’offerta dei 500 euro non sia stato un modo per estromettere dalle tutele indicate da questa circolare, la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo.
L’USB Migranti ha sollecitato e ottenuto un confronto con la Prefettura sull’applicazione della circolare e continua la presenza attiva ai Prati di Caprara per la costruzione di un’alternativa alla soluzione temporanea dei dormitori.
USB Migranti
Asia-USB