Dopo aver letto i toni entusiasti ed entusiastici dell’ultimo comunicato unitario all’indomani dell’assemblea di ieri, è doveroso riportare la corretta cronaca di ciò che è successo. Almeno qui a Rimini.
Dietro il tavolo c’erano quasi tutti i componenti dei sindacati promotori l’assemblea di 2 ore e dopo un brevissimo excursus sugli argomenti all’ordine del giorno, di cui tutti i dipendenti sono a ovvia conoscenza, ne è nato il dibattito. A dir poco acceso.
Infatti sono venuti subito al pettine i nodi di una protesta che sta deludendo il Personale. È stato inutile infatti sbandierare l’eccezionale risultato dello sciopero dell’aprile scorso, perché dopo ben 10 mesi di silenzio assoluto non è assolutamente sufficiente indire un’assemblea di 2 ore per garantirsi l’appoggio nella protesta dei Lavoratori ormai disillusi e disincantati.
Una protesta solo di facciata, fatta di comunicati stampa e mail interne, ma che non ha prodotto alcun segnale vero di protesta. Un cronoprogramma di agitazione solo annunciato e mai messo in pratica.
Nessun blocco delle lavorazioni o delle uscite per verifiche, indizione di mini assemblee giornaliere, comunicazioni all’utenza…nulla di nulla!
È evidente che se c’è un “minimo” di fermento nelle nostre stanze è solo perchè risulta quanto mai evidente, come non mai da 20 anni a questa parte, l’assoluta assenza visione futura della nostra Amministrazione, ormai decapitata (come ci è stato riportato dagli stessi delegati sindacali come alcune Direzioni Regionali siano assegnate ad interim).
E già, perché le questioni per cui si è indetto l’attuale stato di agitazione sono le solite e conosciutissime ragioni: un rinnovo economico contrattuale decente, la mancata ripartizione dei fondi accessori, un ulteriore taglio degli stessi… Tutte ragioni che pendono sulla nostra testa da un decennio e per le quali le 5 sigle sindacali, oggi “agitate”, non hanno mai avuto la forza o il coraggio di voler affrontare a viso aperto.
Solo oggi, quando ormai l’implosione di questa organizzazione amministrativa è in ogni aspetto evidente, chiedono l’appoggio dei dipendenti, che però a loro volta sono stufi di non essere MAI stati considerati nelle loro minime richieste “sindacali”, appunto.
Le cariche decadute dei capiteam (non certamente avvenute all’improvviso, visto che già si proveniva da una proroga della proroga della proroga… degli stessi incarichi) e la sentenza della Corte Costituzionale che pende pericolosamente sulla testa delle Poer sono solo la punta dell’iceberg dei nostri problemi.
Quelli veri, che ribadiamo: assoluta incertezza sul salario accessorio, stra-carenza degli organici, incapacità di promuovere decenti condizioni di smart working e telelavoro.
E fa sorridere (per non piangere, come di solito si dice…) aprire la nostra Page sulla intranet e notare che dopo ben 6 mesi dall’assegnazione degli incarichi viene fornita telematicamente agli stessi Poer un corso di formazione manageriale di cui vi offro uno stralcio:
E allora è arrivato il momento di supportarli anche con la formazione, l’asset strategico di ogni organizzazione per crescere e migliorare. Fare formazione è da molti ritenuto l’one best way per dare sostegno, attenzione e assistenza ai propri dipendenti, a tutti i livelli. L’obiettivo? Offrire a ciascuna POER gli orientamenti e gli strumenti affinché possa lavorare esprimendo al meglio il proprio potenziale. E’ proprio quello che si intende fare con il corso e-learning di formazione manageriale, progettato con l’aiuto, per la parte tecnico-grafica, degli instructional designer dell’Agenzia. Un corso dunque costruito tutto con risorse interne e pensato per caratterizzare il profilo di competenze delle POER e allinearne il background di conoscenze manageriali, favorendo la condivisione di modelli e strumenti per gestire al meglio le attività, le strutture, i processi. Si tratta comunque del punto di avvio di un più ampio intervento dedicato a queste nuove figure di responsabilità, che si svolgerà lungo tutto il 2020 con diverse modalità.
Di cosa si tratta? Comicità o miopia? Boh!
Purtroppo stiamo assistendo ad una bruttissima partita dove siamo tutti sconfitti, tutti perdenti, dai sindacati ai dipendenti, dai dirigenti alle posizioni intermedie, dallo Stato al contribuente.
Perché è evidente, come ribadiamo da sempre, che se il frutto del nostro lavoro viene portato a bilancio come “entrate” nella Legge Finanziaria, in preventivo, vuol dire chiaramente che dovremmo rappresentare una colonna importante del sistema Paese, per tentare di mantenerlo in piedi, per assicurare un minimo di quel welfare che ancora ci è concesso. E non essere trattati in questa maniera sia da chi ci governa sia da chi ci amministra.
Perciò restiamo basiti come, invece, si continui a remare controcorrente e per di più senza avere la minima idea di quale sia la spiaggia dove approdare.
È necessario spostare, oggi, l’attenzione non più (come succede ormai da un bel po’) dalla inutile curiosità su chi sarà il novo Pos, Poer, capoteam, CapoArea (…che al 70% del Personale non interessa) ma su ciò che è importante: salario, diritti e dignità.