Nei giorni scorsi l'Agenzia delle Entrate ha proposto alle organizzazioni sindacali un verbale di accordo per disciplinare la chiusura di alcune sedi territoriali, poco meno di trenta che - per ora - interesserebbe circa 85 lavoratrici e lavoratori.
Si tratta di un piano di chiusura di sedi territoriali che l'Agenzia provò ad avviare nei mesi scorsi facendolo passare come un normale atto organizzativo interno, quasi di competenza delle singole Direzioni regionali. E infatti ci venne presentato dai direttori di Piemonte e Veneto.
In quella sede, grazie alla ferma opposizione di USB e mentre le penne di molti sindacalisti già friggevano vogliose di una firma, l'operazione di chiusura venne sospesa e rimandata a data da destinarsi.
Nel frattempo da più parti sindacali è arrivata la richiesta di definire un accordo quadro sulla chiusura delle sedi territoriali, per "garantire" e "tutelare" i "nostri colleghi". Quale garanzia o tutela possa derivare ai nostri colleghi dalla chiusura del loro posto di lavoro lo ignoriamo, ma tant'è.
Siamo arrivati ai nostri giorni. L'Agenzia ripropone quel piano di chiusura, annuncia che questa operazione consentirà un risparmio di 9 milioni di euro (non ai colleghi interessati però e nemmeno alle collettività locali che vedono sparire l'ennesimo ufficio pubblico inghiottito dalla spending review) e afferma di non credere di essere obbligata a coinvolgere le organizzazioni sindacali su questa materia. Ma, bontà sua, lo fa aprendo un tavolo che non si capisce bene se debba essere di concertazione, consultazione, informazione o se sia già proiettato nell'era dell'esame congiunto dove le cose vengono di fatto cogestite da amministrazione e sindacati (molto compiacenti per non dire altro).
Come abbiamo detto, mentre qualcuno addirittura cantava vittoria per il risultato (quale risultato?) USB ha dichiarato la propria totale indisponibilità a firmare qualsivoglia atto di chiusura anche di un solo sportello, perché per noi la lotta all'evasione fiscale e l'erogazione dei servizi si fanno al contrario: ampliando e non chiudendo, assumendo e non mandando in pensione, investendo e non risparmiando.
L'amministrazione ha proposto la sottoscrizione di un verbale di accordo, formula molto contorta che rispecchia la confusione su questa materia.
Queste le proposte di USB:
- che si apra un tavolo territoriale di confronto con tutti i soggetti coinvolti: i lavoratori, le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria, gli enti locali che sono disponibili a sostenere una parte o tutti i costi di gestione delle sedi, quindi non soltanto un tavolo interno all'Agenzia a livello locale dove tra l'altro non si capisce bene chi dovrebbe fare cosa, vista la confusione che regna anche a livello centrale;
- che quindi nessun lavoratore lasci la propria sede di lavoro e che, nel caso in cui la chiusura sia inevitabile per indisponibilità dei Comuni a sostenere i costi di gestione, che sia data la possibilità di esprimere tre preferenze per la nuova sede, senza alcun vincolo (quindi a livello nazionale);
- che non si utilizzino le risorse del fondo, cioè di tutti i lavoratori, per dare un'indennità temporanea di disagio per chi vede chiudere la propria sede.
C'è infatti chi ha avuto il coraggio di chiedere anche questo...
Queste sono le nostre proposte che abbiamo fatto pur ribadendo che non firmeremo comunque nessun accordo o verbale o protocollo di chiusura delle sedi.
Poi abbiamo fatto dei rapidi calcoli che - per ora - interessano i circa 85 colleghi che vedranno chiudere la propria sede e ovviamente l'utenza.
Ciascuno di loro dovrà fare il pendolare per una distanza compresa fra i 40 e i 100 km andata e ritorno. Le tabelle ACI e il sito www.viamichelin.it dicono che percorrere una distanza simile in un anno con la propria vettura costa mediamente 1.500 euro netti fra carburante e consumi di altro genere. Si tratta di uno stipendio netto, di una mensilità e questa è l'unica garanzia che per ora avranno gli interessati. Questa cifra è calcolata su una distanza di 75 km A/R.
Moltiplicare queste cifre per tutte le persone che saranno costrette a viaggiare, lavoratori e contribuenti, fa ben più di 9 milioni di euro. Questi sono i risparmi della spending review e i i risultati dell'attivazione delle DP, tutti scaricati su lavoratori e collettività.
Ecco perché tutti i sindacati dichiarano di essere contrari alla chiusura delle sedi ma sono comunque pronti a firmare qualunque cosa perché sono legati mani e piedi a certe logiche e a certe dinamiche. Anche volendo - e non vogliono - a questi signori dire NO non è concesso più, per aver detto sempre SI.
Scarica in fondo alla pagina l'accordo quadro inviatoci dall'Agenzia delle Entrate