Mentre la legge di stabilità continua ad essere un oggetto misterioso ed invisibile, spunta dal cilindro il decreto fiscale…
Piatto forte del decreto fiscale è rappresentato dalla riproposizione della voluntary disclosure e della tanta annunciata soppressione di Equitalia.
Sul primo punto, dopo aver tentato di forzare la mano addirittura con l’introduzione di una flat tax (35%) per chi ha illegalmente esportato capitali all’estero, il governo ha dovuto fare retromarcia, ma resta il dato politico: quello di un governo che ha totalmente abdicato alla lotta all’evasione ed anzi punta a fare cassa attraverso l’ennesimo condono, mentre continua ad esasperare la tassazione nei confronti del lavoro dipendente e dei pensionati.
Sulla soppressione di Equitalia è opportuno fare un ragionamento più approfondito per cogliere appieno anche gli scenari futuri che potrebbero interessare il nostro comparto.
Come USB abbiamo sempre sostenuto, ferma restando la tutela di tutti i lavoratori, che occorresse reinternalizzare Equitalia spa nell’ambito pubblico perché una funzione delicata ed inderogabilmente pubblica come quella della riscossione, non può essere consegnata alla logica del profitto che, inevitabilmente, una spa persegue.
Invece, per carpire qualche consenso in più necessario a superare indenne l’appuntamento col referendum contro la Costituzione, il governo Renzi stabilisce nel decreto la trasformazione di Equitalia da spa in un ente pubblico economico sotto la vigilanza del Mef, denominato ingannevolmente “Agenzia delle entrate – Riscossione”.
La classica operazione gattopardesca: finge di cambiare tutto per non cambiare niente!
Un’operazione di maquillage politico perché una spa, esattamente come un ente pubblico economico, ha come scopo sociale lo svolgimento di una attività per fini di lucro e, pertanto, quelle degenerazioni connesse ad una pretesa impositiva agganciata a logiche di profitto che hanno spesso caratterizzato l’attività di Equitalia spa continueranno, al di là di ogni propaganda governativa, anche con la nuova struttura mutata ingannevolmente nella forma ma non nella sostanza.
Ma vi è di più…
Sappiamo che appetiti di vario tipo si continuano a concentrare sulle Agenzie Fiscali, un boccone troppo ghiotto per passare indifferente.
E come non vedere, allora, in questa vicenda, il rischio di un’ “operazione ponte” volta a trasformare, come primo passaggio, Equitalia da spa in ente pubblico economico, per rendere più agevole un domani la trasformazione di tutte le Agenzie Fiscali in ente pubblico economico?
Non una ipotesi fantasiosa (l’esperienza del Demanio insegna già qualcosa) perché spesso abbiamo sentito, anche in ambienti dell’Agenzia, inneggiare alla privatizzazione richiamando, tra l'altro, quelle spinte all'autonomia delle Agenzie contenute nelle relazioni del FMI e dell'OCSE, cosi tanto invocate anche dalle altre OO.SS.
L'ipotesi privatizzazione, dunque, consentirebbe all'amministrazione di superare lo stallo nel quale si è infilata con la vicenda degli incarichi dirigenziali, delle POT, e dei concorsi per dirigenti, completando quella deriva aziendalistica (inasprimento del clima lavorativo, applicazione del jobs act, valutazione) con effetti devastanti per i lavoratori.
E mentre nubi e scenari incerti si addensano sul futuro del comparto e dei lavoratori, l’Agenzia delle Entrate non trova nulla di meglio da fare che pubblicare sull’Intranet un lungo documento per avviare la sperimentazione della valutazione per i lavoratori della I, II e III area.
Una vera e propria provocazione dopo che la dirigenza di questa amministrazione ha già dimostrato, con l’introduzione della valutazione per il completamento dei passaggi di fascia economica del 2010, di utilizzare questo strumento nella maniera più becera possibile.
E alla beffa della valutazione si aggiunge il concreto rischio di restituire ben 45 milioni del comma 165 per effetto dei tagli introdotti dalla Brunetta, e ancora non trova soluzione la vicenda dei retrocessi.
Retrocessioni, meno soldi per il salario accessorio, valutazione della performance individuale, è lo scenario che questa amministrazione vorrebbe riservare per i lavoratori.
A questa provocazione alla quale l’USB ha già dato una prima risposta con il riuscito sciopero del 21 ottobre, risponderemo chiaramente NO già a partire dall’incontro su questi due punti (FPS 2014 e valutazione) previsto per mercoledì 26 ottobre.