Sono trascorsi quasi 6 anni dal momento in cui i 72 vincitori del concorso Ripam Abruzzo destinati agli Uffici Territoriali per la Ricostruzione (UTR) nei Comuni del Cratere sismico, firmando il contratto di lavoro, hanno scoperto loro malgrado che si trattava di un contratto assolutamente anomalo, un contratto a tempo indeterminato, ma con una scadenza.
Indeterminato, ma a termine (2021, poi diventato 2023).
I comuni delle aree omogenee con cui sono stati stipulati i contratti, infatti, non hanno e non avranno la capienza per poter riassorbire 72 lavoratori, molti dei quali tecnici di categoria D e C.
Per la prima volta nella storia del pubblico impiego, dei vincitori di concorso a tempo indeterminato si sono
trovati in una condizione di fatto di precarietà.
Questo, paradossalmente, mentre gli idonei non vincitori dello stesso concorso venivano chiamati da altre amministrazioni italiane con le quali hanno stipulato contratti invece assolutamente “normali”, a tempo indeterminato, senza alcuna scadenza.
In pratica oltre al danno, la beffa. Se si è stati “meno bravi” al concorso, si è stati fortunati. Sventurato chi vince.
Invano i lavoratori del cratere hanno chiesto, nei 6 anni passati, delle risposte alla politica e alle politiche, nazionali e territoriali.
Si sono chieste spiegazioni sulla clausola del 2021-23, si sono chieste delle certezze sul percorso lavorativo di chi ha passato e passerà ancora anni di esperienza nella Ricostruzione, per poi non sapere che fine fare, e che fine farà quell’esperienza.
Nessuna risposta è giunta.
A fronte di quest’incertezza più della metà dei 72 hanno deciso di vincere altri concorsi e abbandonare la Ricostruzione.
Incredibile come la politica non sia riuscita a capire quanto l’abbandono dei posti di lavoro nel Cratere Sismico, dovuta proprio all’incertezza dell’anomalia contrattuale, abbia determinato degli ovvi rallentamenti nelle procedure istruttorie.
Insostenibile che la politica, negli anni trascorsi, nonostante le denunce dei lavoratori, non abbia colto che sarebbe bastato risolvere l’anomalia contrattuale per evitare l’esodo.
A ciò si è aggiunta, nel luglio 2017, la soppressione degli (UTR), che poteva essere una valida occasione per mettere mano ai contratti dei 72 lavoratori, visto che la stessa legge che ha soppresso gli UTR (Legge di Bilancio del governo Gentiloni) ha messo mano pesantemente nella riorganizzazione degli uffici, centralizzandola presso l’Ufficio Speciale di Fossa.
Segno che la politica smonta e rimonta gli apparati strutturali e gestionali, ma si dimentica delle persone,
dei lavoratori e della loro storia, come se non contassero nulla, o fossero solo pedine da sacrificare.
Allo stato attuale dunque i lavoratori degli ex-utr, o quel che rimane di quei lavoratori, si trova a lavorare nella stessa struttura dell’Ufficio Speciale di Fossa, assieme ad altri vincitori del concorso Ripam che tuttavia hanno un contratto indeterminato “normale” con un datore di lavoro certo, ovvero il Ministero delle Infrastrutture, e che per giunta hanno tutt’altro trattamento economico accessorio.
I lavoratori degli ex-UTR chiedono al Governo del Cambiamento, nell’ottica del pubblico interesse della Rico-
struzione post-sisma, di porre fine all’ingiustizia cominciata nel 2013 con la firma del contratto indeterminato a “termine”, di avere un datore di lavoro certo, di sapere quale sarà il proprio percorso lavorativo e di conseguenza di vita. Chiedono di non dover essere più costretti a fuggire dal posto di lavoro che si sono guadagnati con un concorso pubblico, chiedono di essere messi nelle condizioni di poter scegliere di rimanere nella Ricostruzione.
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RSU USB Enti Locali Abruzzo