Finalmente si conoscono i dati del referendum confermativo dell’ipotesi di accordo sul rinnovo contrattuale,
un accordo fatto senza ascoltare minimamente i ferrovieri e metterli al corrente degli sviluppi della trattativa.
Anche dopo vari scioperi proclamati dal sindacalismo di base che oltre ad avere avuto risultati molto importanti hanno presentato una piattaforma sindacale proposta dalle numerose assemblee spontanee svolte in tutto il paese gli stessi sindacati e azienda hanno volutamente ignorato le indicazioni dei ferrovieri dimostrando la loro natura autoreferenziale e deleteria per la categoria collocandosi fuori le norme contrattuali che invece garantiscono la partecipazione dei ferrovieri alle trattative attraverso lo svolgimento di assemblee.
Nella informativa diffusa il 16.12.2016 hanno enfatizzato sui vari aumenti economici e arretrati che non sono altro una sottostima della inflazione percepita nel triennio 2015/17 e arretrati anche loro fortemente sottostimati che sono già normati dal CCNL di Gruppo FS.
Nella informativa del 14.01.2017 (dopo referendum) parlano chiaramente di privatizzazione e dell’accordo interconfederale sulla rappresentanza del 2014 che liberalizza di fatto il rapporto di lavoro a favore dell’azienda, questa informazione solo dopo il voto mentre prima era tutto vago e confuso.
Sulle relazioni industriali hanno elaborato un testo ( contrattazione aziendale ) che di fatto garantisce solo ai firmatari di contratto di partecipare alle trattative in caso di materie non regolate dal CCNL e quindi in forte contrasto con l’accordo interconfederale del 10.01.2014 sulla rappresentanza; così facendo con il famigerato “ lavoro agile” ( praticamente senza regole) se la sono suonata e cantata d’accordo con il padrone.
Un sindacato serio dovrebbe comprendere quando è ora di cambiare rotta “ mà questi so dè coccio”, non riescono a capire che se in una azienda a capitale pubblico, quindi con un buon grado di sindacalizzazione,
soltanto il 62% va a votare e vota si al referendum solo il 51% c’è qualcosa che non funziona nel rapporto con chi si rappresenta.
Per quanto ci riguarda visto il dato fornito del 62% di votanti, non ci accontentiamo per niente del circa 11% che hanno detto no al referendum ma ci interessa molto il 48% che non ha votato perché lo riteniamo un chiaro segnale di disaffezione ai sindacati soliti che fanno accordi senza ascoltare chi rappresentano e stanno portando le ferrovie italiane nelle fauci di privati allineando i ferrovieri ai dipendenti di ditte appaltatrici.