A distanza di sei mesi dall’apertura delle crisi finanziaria delle FdC , sviluppatasi grazie anche ai tagli lineari realizzati dall’asse Tremonti/Scopelliti, nessuna concreta proposta di risanamento tecnico finanziario è stata elaborata dal socio unico, Ministero dei trasporti, in concerto con la Regione Calabria.
E’ rimasto in piedi invece, pericolosamente, il cosiddetto Piano strategico straordinario presentato a gennaio alle OO.SS. concertative che prevede il taglio di oltre 140 unità lavorative ed una rivisitazione dell’organizzazione del lavoro che andrà a incidere pesantemente sui salari e sui diritti dei lavoratori.
E’ notizia recente che, a tal proposito, l’azienda abbia già formalizzato alle OO.SS la decisione di procedere al licenziamento delle 140 unità ritenute in esubero.
Questa è la logica conseguenza vista l’assenza di una progettualità credibile sul ruolo da riservare alle FdC da parte dell’attuale Giunta nell’ambito del trasporto pubblico calabrese su gomma che segna il primo passo verso una crisi che investirà l’intero settore trasportistico compreso le imprese concessionarie private che in Calabria eserciscono oltre il 60% dell’intero settore e anche loro in palese difficoltà finanziaria per l’insufficienza delle risorse programmate per questo strategico settore. Questo nonostante lo sfruttamento massimizzato dei lavoratori in termini di salario, di diritti e dell’uso di illegittimi criteri di flessibilità taciuti.
Un dato, quest’ultimo, che ci dice che non è la gestione del “privato” che realizza un trasporto collettivo adeguato ai bisogni dei cittadini, utile allo sviluppo del territorio e alla sua crescita sociale ed economica, ma serve, lo sosteniamo da sempre, una programmazione seria con risorse esigibili per pervenire a un sistema integrato tra le diverse modalità trasportistiche che valorizzi il lavoro e le risorse umane.
Una logica che, allo stato dell’arte, risulta essere assente nel pensiero neoliberista del Governo nazionale e di quello calabrese assorti, come in una perenne campagna elettorale, a individuare come denigrare i precari, a promulgare leggi razziste, a negare il diritto alla salute chiudendo gli ospedali, a emanare provvedimenti legislativi a tutela degli agricoltori truffatori del nord o delle reti televisive del premier, fino a depauperare, con il consenso dei rappresentanti politici di maggioranza eletti in Calabria, i fondi FAS, utilizzati per coprire i buchi di bilancio derivanti dal pagamento delle quote latte dei padani.
Riteniamo che non si possa accettare la ricetta proposta da questi squalificati soggetti, Ministero e Regione Calabria, con il richiamato Piano strategico straordinario, dove latitano i più elementari principi di una vera strategia industriale utile al rilancio e alla riconferma di azienda leader del settore delle Ferrovie della Calabria. Non è quanto serve è solo una fine strategia politica per la sua alienazione e/o ridimensionamento.
L’unica cosa chiara è l’arretramento dei lavoratori e delle lavoratrici per ciò che riguarda il salario e i diritti contrattuali di secondo livello conquistati con lotte e sacrifici.
Per rendersene conto, basta analizzare la proposta riguardante l’organizzazione del lavoro per i turnisti dove si richiede la modifica peggiorativa dei criteri per la formulazione dei turni con l’aumento del nastro lavorativo, delle riprese e altri elementi di flessibile e produttività -riduzione dei tempi accessori- la vendita a bordo di biglietti e abbonamenti nonché il taglio del salario aziendale che diventa assorbibile con le indennità di diarie e trasferte per una perdita media di 250 € mensili.
Qualora dovesse passare questa scellerata logica, e cioè che a pagare la crisi causata dai banchieri e dagli speculatori debbano essere solo le lavoratrici e i lavoratori, la risultanza sarà un arretramento che impoverirà ulteriormente un territorio afflitto storicamente da gravi problemi sociali ed economici.
Il “SI” convinto espresso anche dai cittadini calabresi a non procedere nel privatizzare i servizi a rilevanza economica confermano che il Tpl deve necessariamente rispondere a criteri di socialità e non a quelli del mercato, il che vale anche per il diritto allo studio, il diritto alla salute e il diritto ad avere un salario che nella sua consistenza possa garantire ai lavoratori, alle lavoratrici e alle loro famiglie, di avere una vita dignitosa nel pieno rispetto della Carta Costituzionale dell’Italia repubblicana. Un messaggio che sembra non sia stato recepito dai vari livelli Istituzionali che invocano il popolo solo quanto si tratta di giustificare le loro malefatte e/o per promulgare leggi a favore delle caste.
L’USB insieme alle lavoratrici e ai lavoratori delle FdC, non permetterà che ciò avvenga e avvisa di non essere disponibili ad accettare come unica soluzione della crisi la proposta concertata tra il Ministero dei trasporti e la Regione Calabria.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte ad un tavolo paritario dove non ci sia nessuna pistola puntata alla tempia ma dove si possa discutere degli interventi necessari per raggiungere l’obbiettivo di un vero risanamento e rilancio delle FdC.
Se ciò non sarà consentito ci opporremo con tutte le nostre forze affinché non vengano meno i diritti al lavoro, al salario ed alla dignità personale.