Mentre i media magnificano i numeri sugli investimenti in appalti di Rete Ferroviaria Italiana (RFI, Gruppo FSI), che rappresentano poco meno di un terzo degli investimenti totali per le opere pubbliche del Paese nel 2020 (aggiungendo Anas neo acquisizione del Gruppo FSI si arriva al 41% del totale degli appalti), con investimenti previsti per il 2021 di 9,8 mld di euro, un'altra notizia passa completamente inosservata: per la Corte dei Conti “... l'elevata percentuale di sinistri ferroviari è causata da mancata manutenzione alle infrastrutture e ai veicoli [...] e anche sui precursori di incidente si registra una posizione lontana dalla media europea in relazione a carenze di manutenzione e applicazione di nuove tecnologie – il 40% contro il 7-8% di media europea)”.
I dati della Corte dei Conti si basano sui rapporti dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (Ansf, oggi Ansfisa per l'acquisizione, dopo il crollo del ponte di Genova, del controllo su strade e autostrade) per il triennio 2017-2019. Dentro questi freddi numeri ci sono carne e sangue di centinaia di cittadini e lavoratori del Paese: dalla strage di Viareggio al deragliamento del Freccia Rossa a Lodi, passando per Corato, Pioltello e le centinaia di uccisi sul lavoro nei cantieri di RFI, solo a titolo di esempio in riferimento all'ultimo decennio e per la difficoltà a ricapitolare qui tutte le tragedie occorse in ambito ferroviario in quel periodo e negli anni precedenti: come per esempio il disastro di Crevalcore.
Detto questo vogliamo soffermarci sulla recente informativa ai lavoratori con cui i sindacati firmatari dei contratti nazionali ferroviari danno notizia della volontà di chiudere la triennale vacanza contrattuale con un riconoscimento economico una tantum per il periodo 2018-2020 e di avviare le consultazioni per il rinnovo 2021-2023. La nostra domanda è: “Si può, sindacalmente e politicamente, pensare di liquidare economicamente un triennio che ha visto la media di un lavoratore al mese ucciso sul lavoro nei cantieri in appalto di RFI, che ha visto aumentare a dismisura le richieste di lavoro straordinario notturno, diminuire drasticamente i periodi di riposo giornaliero e settimanale, e il numero degli occupati e delle figure professionali negli organici della manutenzione di RFI?” La nostra risposta è “giammai!”
Invece dalla lettura della piattaforma di rinnovo allegata alla suddetta informativa dei firmatari, sembrerebbe che si possa. Infatti non un passaggio tiene conto della reale condizione in sono precipitati i lavoratori delle attività ferroviarie sulla scia dei rinnovi contrattuali degli ultimi anni, e delle mille proroghe concesse nella contrattazione territoriale da accordi sindacali che via via hanno aumentato di fatto gli orari e i carichi di lavoro, sottraendo tutele e diritti, normativi e economici, acquisiti nel settore, a tutto danno soprattutto della salute e della sicurezza di lavoratrici e lavoratori interessate/i.
Di fronte a questi fatti solo la presa di coscienza delle stesse lavoratrici e degli stessi lavoratori può fare la differenza, e consentire a forze alternative come USB di ribaltare il tavolo per rimettere al centro i loro reali interessi; a partire dalla riduzione dell'orario di lavoro, dall'aumento della retribuzione contrattuale, dell'occupazione e dei riconoscimenti professionali.
Su la guardia contro il padronato del profitto facile e il sindacato collaborativista!
Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato - Attività Ferroviarie