La proposta uscita dal recente incontro tra la sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint, e la dirigenza di Fincantieri guidata dall’ad Pierroberto Folgiero, sulla “italianizzazione” della forza lavoro del cantiere è semplicemente fuorviante.
Se oggi il cantiere attraverso la sua filiera dell'appalto, utilizza massicciamente lavoratori stranieri, più ricattabili e meno tutelati, lo si deve esclusivamente all'organizzazione del lavoro che ha imposto proprio Fincantieri dagli anni '90 in poi.
L'utile operativo della produzione di navi da crociera è sempre stato molto ridotto, ciò ha favorito, anche con la colpevole complicità del quadro sociale e politico, la compressione dei costi di allestimento, scaricati quasi esclusivamente sulla riduzione dei diritti e dei salari, fino a ledere la qualità del lavoro stesso e la dignità dei lavoratori.
Il sistema organizzativo di Fincantieri va rivisto in modo drastico attraverso una discussione democratica dal basso, che coinvolga tutte le maestranze. Va messo in discussione a partire dalla parificazione salariale e contrattuale dei lavoratori diretti e indiretti, al di là dalla loro nazionalità d'origine, anche internalizzando parti della filiera oggi in appalto, al fine di recuperare professionalità e qualità produttiva, ricomponendo la base operaia dietro un progetto di emancipazione generale.
Altrimenti il rischio è che si faccia ancora una volta solo retorica e le sempre più urgenti condizioni di miglioramento complessivo rimangano una chimera.
p. USB Monfalcone
Alessandro Perrone