La FIOM di Bologna, all’indomani dello sciopero nazionale propone a Confindustria e Fim-Uilm di ritornare alla concertazione e al CCNL del 2008, con la clausola di mantenere i diritti sindacali ai soli firmatari di contratto.
Se questa è la risposta concreta alla “ricetta Marchionne”, siamo di fronte al fatto che la dirigenza FIOM non vuole affrontare i veri nodi della questione: il salario, la democrazia sindacale e i diritti dei lavoratori.
La richiesta padronale è quella di continuare nella compressione salariale ed escludere dai luoghi di lavoro chi si oppone ai ricatti e agli accordi a perdere.
La richiesta padronale è quella di proseguire nella massiccia espulsione dal lavoro, annullare il conflitto organizzato a difesa degli interessi dei lavoratori.
Ritornare e riproporre di legare l’esistenza del sindacato, i diritti dei lavoratori e quelli sindacali (dall’assemblea ai delegati aziendali) alla “gentile concessione”, da parte delle aziende e della Confindustria, della firma dei contratti è la malattia non la cura; serve solo a far vivacchiare la FIOM di accordo in accordo peggiorativo.
Significa voler escludere, ancora una volta, le organizzazioni sindacali di base e conflittuali dai luoghi di lavoro, impedire ai lavoratori di decidere su piattaforme e accordi sindacali.
Lo stesso, segretario della Fiom di Bologna, ha sempre sostenuto che gli industriali di Bologna non sono come Marchionne, che la Unindustria bolognese non è come la Confindustria: ma la crisi a Bologna è pesante come altrove, e le ricette padronali sono le stesse (dalla Grimeca, Sicor, Rainer, Fini, alla Bonfiglioli, Ducati, Malaguti, Minarelli, fino alla Magneti Marelli).
E’ necessaria invece una risposta netta e conflittuale contro il padronato che ha un obiettivo ben unitario, da Torino a Pomigliano, da Cassino a Bologna: ridimensionare i diritti, aumentare lo sfruttamento e ridurre i salari reali dei lavoratori.
Questa decisione della FIOM di Bologna accoglie le richieste della Camusso di mediare con CONFINDUSTRIA, CISL e UIL, a prescindere dagli interessi dei lavoratori e anche dalle esigenze che lo scontro in atto impone: tra disoccupazione, cassa integrazione e precarietà, i lavoratori che non riescono più a sostenere dignitosamente se stessi e le proprie famiglie.
Alla Fiom diciamo chiaramente che è ora di prendere atto della realtà ed essere sindacalmente conseguenti: serve un sindacato fatto di lavoratori, un sindacato conflittuale che non fa sconti ai padroni, ai partiti ed ai governi, amici o nemici che siano, un sindacato indipendente che difenda gli interessi dei lavoratori e che faccia della democrazia l'elemento fondante del suo agire.
Costruiamo da subito lo sciopero generale per il mese di marzo tra i lavoratori, i disoccupati, i cassaintegrati, i precari, i migranti, i pensionati e gli studenti, rafforziamo il sindacalismo conflittuale, indipendente e di base.