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Editoriale

Formiamo un mondo diverso: qualche riflessione sul 10 giugno

Nazionale,

Il riuscito presidio davanti al Ministero dell’Istruzione e a quello dell’Università e Ricerca ha registrato oltre ad una più che importante partecipazione, dei dati politici particolarmente significativi.
La quadratura politica di settori sindacalmente estremamente diversi che hanno però avuto la capacità di trovare il comun denominatore per stare insieme in piazza e connettere le lotte e le vertenze.
Lavoratori della Scuola dell’Università e della Ricerca, educatrici (con l'importante richiesta di inserire e collegare  finalmente i percorsi 0-6 con il resto del sistema educativo), studenti universitari e studenti medi, si sono fatti carico di una riflessione compiuta sulle prospettive del nostro Paese ed in particolare delle nuove generazioni. Riflessione che è completamente mancata al Governo, che invece ha scelto di delegare al Colao di turno la definizione delle strategie per affrontare la crisi causata dalla pandemia. Una scelta miope che non vede una realtà che è saltata agli occhi di tutti, tranne a quelli di chi governa il Paese. La pandemia non ha causato una crisi, ha semplicemente drammaticamente evidenziato le criticità e le fragilità di un intero modello di sviluppo. 
Ancora oggi non sappiamo se la Scuola riprenderà la didattica in presenza perché non si sta intervenendo sull’edilizia scolastica, sugli organici per potenziare il corpo docente, portare a tempo pieno le migliaia di ATA recentemente stabilizzati a part time, per ampliare il numero di classi riducendo gli alunni per classe.
In un Paese che già registra un basso tasso di laureati, le enormi difficoltà economiche e sociali conseguenti alla pandemia rischiano di determinare un crollo nelle immatricolazioni del nuovo anno, senza considerare che le diverse possibilità tecnologiche hanno già determinato un gap pesantissimo in questo fine anno accademico. Le misure approvate dal Governo sono largamente insufficienti soprattutto perché gli effetti dell’emergenza sanitaria si vanno a sommare ad una formazione terziaria già fortemente classista. L’aziendalizzazione degli atenei, frutto delle riforme che si sono sovrapposte negli anni, ha determinato una struttura universitaria che non si pone come obiettivo la formazione avanzata degli studenti. 
La Ricerca, evocata come fondamentale in tutti questi mesi di emergenza Covid-19, si è vista elargire un’elemosina e neanche a tutti gli enti, ma solo a quelli vigilati dal MUR. Quello che servirebbe è invece una riforma di sistema che risolva le questioni legate alla governance, al comparto di contrattazione, alla precarietà, alla condizione dei ricercatori, alla libertà di ricerca. Proprio in queste settimane si sta accendendo la competizione sulla produzione del vaccino, una competizione finalizzata non all’esigenza delle popolazioni di avere una protezione da questo nuovo virus, ma esclusivamente al profitto realizzato speculando sulla salute delle persone. Ebbene questo ci dice che serve una Ricerca Pubblica forte, autonoma ed indipendente che porti a realizzare scoperte finalizzate al bene comune in contrapposizione con la Ricerca del Profitto.
Il percorso  iniziato non  si ferma certo qui, usciamo da questa giornata  ancora  più determinati  a costruire una proposta politica e sindacale forte e comprensibile da studenti, lavoratori  e più  in generale da tutti quelli che hanno a cuore il futuro del Paese.

Unione Sindacale di Base