Si è svolto giovedi, con estremo ritardo rispetto a tutti gli altri uffici, il previsto incontro per il fondo di sede per gli uffici ministeriali.
La USB ha ribadito con forza nelle due riunioni avute, che in questo periodo di crisi, non si può negare ai lavoratori una quota di reddito, con improbabili criteri di meritocrazia, per di più riferiti al 2009.
L’Amministrazione ha voluto utilizzare la sede centrale come testa di ponte, per imporre a tutti gli altri uffici, per il futuro, differenze tra i lavoratori.
Tutti possono leggere le due proposte presentate dall’Amministrazione nelle due riunioni, la seconda proposta in collaborazione con i soliti sindacati noti, che proponevano il 10% per i “bravi” e il restante 90% fra tutti, in ossequio alla lettera della BCE, con la solita scusa della responsabilità. Scusa che per 20 anni ha impoverito i lavoratori.
Mentre per i colleghi DGSIA restavano le quote originarie 40% e 60%.
E’ stata la resistenza della USB, della CGIL e di parte della RSU che ha mandato in soffitta anche la seconda proposta, costringendo l’Amministrazione, a proporre l’applicazione degli stessi criteri del FUA “nazionale” 2009 sulla base delle valutazioni già effettuate, ovvero 0,9/1,1 in funzione della prestazione adeguata/più che adeguata, le cosiddette pagelline.
La USB ha provato a smantellare anche quest’ultimo criterio, facendo anche presente che nella quasi totalità degli uffici giudiziari, il fondo di sede è stato distribuito a tutti senza distinzione, incontrando la chiusura dell’Amministrazione.
Perciò non abbiamo sottoscritto questo accordo: i soldi dei lavoratori (100 euro circa) devono tornare ai lavoratori, senza se e senza ma, i sacrifici e la meritocrazia li applichino a chi in questi anni ha fatto man bassa delle nostre esistenze.