I buoni-pasto? DIRITTI… NON PRIVILEGI
La campagna mediatica di attacco ai lavoratori del Pubblico Impiego sembra stia sortendo effetti anche sui lavoratori delle Agenzie Fiscali. Molti dei nostri colleghi, vista la disastrosa crisi economica seguita alla pandemia, sono già riconoscenti verso l’Agenzia delle Entrate per non essere stati licenziati, per aver percepito lo stipendio, per non aver visto azzerarsi il salario accessorio.
La crisi economica (precedente e contestuale all’emergenza Covid-19) non l’ha causata il dipendente pubblico, tantomeno quello delle Agenzie Fiscali. Non siamo indifferenti ad essa e alle tragedie che stanno attraversando il mondo del lavoro dipendente privato e il Paese tutto, tanto è vero che USB ha rilanciato la proposta di riforma del Fisco (del novembre 2019) proprio per recuperare equamente le risorse pubbliche che sono drammaticamente mancate nella gestione dell’emergenza sanitaria, per le responsabilità di chi ha governato e ridotto da vent’anni la spesa sanitaria pubblica a vantaggio del profitto di privati, tanto per fare un esempio.
Abbiamo continuato a lavorare, sicuramente tutelati nella quasi totalità dei casi, ma in condizioni particolari, e con senso di responsabilità: in presenza, per i servizi indifferibili e agli sportelli (aperti comunque, mentre tutti gli Uffici pubblici avevano le porte sbarrate), da casa, spesso con i figli intorno, condividendo con loro (e con i familiari) connessioni, computer e telefonini per le esigenze scolastiche e quotidiane. Stiamo lavorando in smart-working con strumenti tecnologici personali, PC, telefonini e connessioni private, spesso a consumo, strumenti totalmente inadeguati alle necessità. Lavoriamo in postazioni di lavoro improvvisate, sfruttando i consumi domestici di elettricità.
Non stiamo dunque ‘rubando’ il pane. Dovrebbero essere chiare a tutti le condizioni in cui lavoriamo: l’ultimo contratto, già scaduto, a perdere, con la riduzione crescente nell’ultimo decennio degli stipendi e del salario accessorio, l’irrisolta questione dell’ordinamento professionale, con il blocco dei passaggi economici tra aree, nonostante il vincolo contrattuale a definirla con i lavori della Commissione Paritetica entro maggio 2018 (!!!), le proroghe in emergenza degli incarichi di responsabilità (pagati in parte col salario accessorio di tutti, anziché essere retribuiti dall’Agenzia con risorse proprie e fisse), l’assenza in molti casi di direttive chiare su responsabilità e scadenze, scaricate sui lavoratori, per finire con le gravissime carenze di organico (oltre al piano pensionamenti, il blocco del turn-over ventennale) che hanno aumentato i carichi di lavoro dei dipendenti rimasti, ormai ridotti al cottimo, e prodotto l’emergenza dei front-office sotto gli occhi di tutti…Tutto questo mentre negli ultimi dieci mesi si parlava solo delle problematiche dei Poer.
Detto ciò, rilanciamo a livello regionale, con una nota di sollecito indirizzata alla Dre Liguria, la richiesta di corrispondere i buoni-pasto: la recente riforma del 2017 li ha trasformati in benefit, un’altra norma prevede che le retribuzioni dei lavoratori ‘agili’ non debbano essere inferiori a quelle dei lavoratori in Ufficio, e lo smart-working attuale non è frutto di una scelta individuale.. L’Inps li corrisponde ai propri dipendenti e la Funzione Pubblica rimanda la decisione alle singole amministrazioni.
Non è riducendo i diritti che garantiamo quelli dei lavoratori privati, questo lo ha ben chiaro Usb che anima grandi lotte per recuperare salario e dignità di tutto il lavoro dipendente, in un contesto politico, sociale ed economico (e normativo) che sta cercando di liquidare la questione lavoro, mettendo a tacere tutte le proteste..
In allegato la richiesta inviata in data odierna alla Dre Liguria dal Coord. Liguria Agenzie Fiscali e la nota di Usb Agenzie Fiscali all’Agenzia delle Entrate del 15 maggio u.s.
Roma - venerdì, 15 maggio 2020
Erogazione buoni pasto in smart working
Con la presente la scrivente O.S. intende rappresentare quanto segue in merito alla problematica dell'erogazione del buono pasto in regime di smart working.
Dopo la sperimentazione iniziata nel 2015, con la legge n. 81 del 22 maggio 2017 lo smart working entra quale modalità lavorativa regolata nel nostro ordinamento.
Nonostante tale intervento normativo alcuni aspetti di regolazione del rapporto di lavoro sino ad oggi non sono stati affrontati, tra cui l'erogazione dei ticket.
Vale la pena citare il Decreto n. 122 del 2017, che disponendo in materia di buoni pasto ne finalizza la fornitura al servizio sostitutivo di mensa per i lavoratori dipendenti che non hanno una mensa presso il proprio posto di lavoro. Il buono pasto non sarebbe inoltre obbligatorio e ad oggi é assimilabile a un benefit.
La questione va quindi rapportata allo smart working, che per sua natura non prevede vincoli precisi di luogo dove effettuare la prestazione lavorativa, e che può svolgersi anche presso l'abitazione del dipendente. Ed è soprattutto su quest'ultimo caso che vogliamo soffermarci.
In termini generali la normativa sullo smart working prevede che al lavoratore agile spetti "un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato...nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'azienda" (L. 81/2017).
Sebbene la normativa citata non specifichi se il buono pasto rientri o meno nella definizione di trattamento economico complessivo, in tal senso un chiarimento lo si desume dalla riforma del buono pasto del 2017; proprio laddove si và a intenderlo quale benefit, che spetta anche a coloro che lavorando in sede si portano il pranzo da casa. I buoni pasto sono difatti spendibili al supermercato per l'acquisto di cibo da consumare successivamente in pausa pranzo. Pertanto lo stesso ragionamento é a nostro avviso applicabile allo smart worker che lavora da casa.
L'attuale fase emergenziale ha imposto lo smart working quale modalità ordinaria di lavoro, facendo sì che i provvedimenti adottati andassero a derogare la normativa in essere, limitando aspetti di confronto o contrattazione in nome di una gestione unilaterale. Il Ministro ha quindi dato facoltà alle singole Amministrazioni di decidere autonomamente sul buon pasto, aprendo ad inevitabili disparità di trattamento tra settori del pubblico impiego.
Su tale punto come USB abbiamo prontamente rivendicato la necessità di un confronto con la parte pubblica. E difatti la circolare n. 2 dell'01/04/2020 prevede che "Le Amministrazioni sono chiamate, nel rispetto della disciplina normativa e contrattuale vigente, a definire gli aspetti di tipo organizzativo e i profili attinenti al rapporto di lavoro, tra cui gli eventuali riflessi sull'attribuzione del buono pasto, previo confronto sotto tale aspetto con le organizzazioni sindacali. Con particolare riferimento alla tematica dei buoni pasto, si puntualizza che il personale in smart working non ha un automatico diritto al buono pasto e che ciascuna Pubblica Amministrazione assume le determinazioni di competenza in materia, previo confronto con le organizzazioni sindacali”.
Dai contenuti della circolare comprendiamo che il nodo da sciogliere non é di tipo normativo, come da ultimo confermato anche all'Inps che ne ha disposto l'erogazione comprensiva degli arretrati. Un importante precedente che fuga ogni dubbio in merito alla possibilità di erogare i buoni pasto ai dipendenti in smart working.
In conclusione riteniamo che il buono pasto vada inteso quale forma di integrazione salariale indiretta, importante per la tenuta dei bilanci famigliari di colleghe e colleghi.
Si chiede pertanto di essere convocati urgentemente per definire le modalità di erogazione dei ticket e dei relativi arretrati.
Distinti saluti,