Pubblichiamo sul nostro sito un articolo comparso su Asia News. Il Governo Morsi, un governo nato sulla spinta delle "primavere arabe" sembra stia perdendo molta popolarità: un governo insediatosi dopo mesi di scontri con la polizia e l'esercito, di grandi masse che chiedevano l'allontanamento dal potere del satrapo Mubarak, che accusavano quest'ultimo e la sua famiglia di malversazione, corruzione e della svendita del principale prodotto nazionale (il petrolio) a compagnie straniere per fini personali. Un governo composto dal partito dei fratelli musulmani, un partito che, malgrado fosse formalmente fuorilegge operava sotto il regime e faceva affari con esso, oltre che essere la longa manus di Arabia Saudita e Qatar paesi dai quali attingeva per garantire un minimo di welfare a milioni di diseredati egiziani e da cui ha attinto la propria forza elettorale. Un partito, "amico" nei fatti di Israele e degli Stati Uniti d'America, tanto amico fino al punto da far dire alla Clinton (ministro degli esteri degli USA) "non so chi dei due (Al Barady, o Morsi) ma una cosa è certa: che qualunque sarà il responso delle urne queste elezioni le vinceranno gli USA). E mentre le piazze del Cairo si riempivano di giovani, e meno giovani e rischiavano la vita per protestare contro il regime di Mubarak, loro, i fratelli musulmani, facevano campagna elettorale e hanno vinto le elezioni. Ma vincere le elezioni, non basta evidentemente, visto che le ingiustizie sono rimaste tali e quali, e così dicasi per la corruzione e la svendita del petrolio. Adesso Morsi ha un nuovo avversario: il popolo egiziano: deluso dalle sue politiche autoritarie ed antipopolari, affamato di pane e di democrazia. E' ancora presto per prevedere come andrà a finire ma qualcosa si sta muovendo.
30/05/2013 EGITTO da ASIA NEWS
Il Cairo (AsiaNews/ Agenzie) - Un nuovo movimento di giovani egiziani raccoglie oltre 7.540.535 firme per chiedere la fine del governo di Mohamed Morsi e del dominio dei Fratelli Musulmani in Egitto. Organizzata dal gruppo "I ribelli", la campagna è iniziata lo scorso 1mo maggio. Lo scopo è raggiungere 15 milioni di adesioni entro il 30 giugno in vista delle contestate celebrazioni ad un anno dall'insediamento al potere del presidente.
In un mese, il movimento ha viaggiato per tutto il Paese raccogliendo le adesioni porta a porta, sugli autobus, nei ristoranti, negli uffici e su internet. La petizione verrà consegnata al procuratore generale Talaat Abdullah.
In parallelo alla raccolta di firme, i giovani stanno preparando anche una marcia di protesta di almeno un milione di persone, che il 30 giugno sfilerà da piazza Tahrir fino al palazzo presidenziale situato nel quartiere di Heliopolis.
Mohamed Abdel-Azizhi, fra i promotori della protesta, afferma che "se vogliamo portare avanti i valori delle Rivoluzione dei gelsomini dobbiamo ribellarci ancora". Il giovane invita a una nuova rivolta pacifica per chiedere lavoro, libertà e il rispetto della giustizia ormai inesistente nell'Egitto governato dai Fratelli Musulmani. "Il 30 giugno - aggiunge - sarà un giorno decisivo per il Paese e per la rivoluzione".
Il successo della campagna lanciata da "I ribelli" spaventa anche lo stesso presidente egiziano. Secondo i media nazionali, il leader dei Fratelli Musulmani avrebbe perso in anno almeno il 20% del loro elettorato rispetto al 51% ottenuto alle presidenziali del 2012. Lo scorso 25 maggio, durante una conferenza stampa in margine della visita di Morsi in Etiopia, un giornalista ha chiesto al presidente un'opinione sul calo dei consensi e sulla nascita del nuovo movimento. "Alcuni - ha affermato Morsi - dicono che nel 2012 ho raccolto poco più del 50% dei voti nel ballottaggio contro Ahmed Shafiq e che gli altri voti erano solo una forma di protesta contro il regime di Mubarak. Ma secondo la costituzione sono io il legittimo presidente dell'Egitto. Invito gli attivisti a non dimenticare i principi della democrazia".