Nei giorni scorsi alcuni rappresentanti dei sindacati firmatari si sono presentati alla chetichella sugli impianti di manutenzione della DTP Roma per spiegare ai lavoratori il perché del mancato pagamento di alcune chiamate in disponibilità effettuate per le prestazioni notturne programmate; carta alla mano hanno spiegato che l'accordo per le attività del II quadrimestre 2020 da loro sottoscritto il 3 giugno scorso concede all'azienda l'esigibilità di una prestazione straordinaria notturna al mese, la quale prestazione dunque non da titolo all'indennità di chiamata.
Noi stessi dell'USB abbiamo avuto richieste di chiarimento sull'argomento da diversi lavoratori e naturalmente abbiamo spiegato (ancora una volta) quanto contenuto nel pessimo accordo del 3 giugno scorso.
Sono anni che con accordi di questo tipo si stanno imponendo al personale degli impianti manutenzione prestazioni straordinarie obbligatorie, riducendo sistematicamente oltre il riposo minimo giornaliero a 8 ore, anche quello settimanale, colmando le residue esigenze produttive con prestazioni irregolarmente gestite con gli strumenti contrattuali della reperibilità/disponibilità; purtroppo, malgrado i nostri ripetuti sforzi per spiegare ai lavoratori interessati il perché del nostro rifiuto a firmarli, dobbiamo ancora constatare che in molti non hanno ancora compreso ( o fanno finta di...) quanto questi accordi siano deleteri per gli interessi del settore e degli stessi individui.
Nel frattempo continua la sospensione di fatto del diritto di assemblea e di partecipazione dei lavoratori stessi alla formazione delle scelte sindacali, mentre alle legittime richieste che giungono dagli impianti i responsabili di questo grave attentato alla democrazia sindacale rispondono incolpando “... alcuni soggetti che nelle assemblee creano confusione...”, e per tanto niente assemblee.
Non ci è mai sfuggita l'enorme difficoltà che questi pseudo-rappresentanti sindacali hanno dentro un'assemblea di lavoratori che chiede risposte al peggioramento delle condizioni di lavoro, e per questo, oltre che gravemente lesive del diritto sindacale, le suddette risposte ci appaiono grottescamente miserabili: un comportamento che non dovrebbe essere mai e poi mai perdonato dai lavoratori interessati.
È bene comunque chiarire ancora una volta che il caos organizzativo della manutenzione infrastrutture di RFI è frutto di precise politiche padronali di privatizzazione e del favoreggiamento che i sindacati firmatari e i loro rappresentanti nella RSU hanno garantito alla dirigenza aziendale con accordi nazionali e territoriali; da cui le enormi carenze di personale e di figure professionali attuali (con organici composti in grande percentuale da apprendisti ) e il conseguente grave disagio esistenziale dei lavoratori del settore.
Non ci stancheremo mai di rivendicare il diritto assembleare dei lavoratori come unico strumento di partecipazione democratica; unica via per contrastare la libera avanzata delle politiche padronali e del collaborativismo sindacale; ma questo lo devono intendere prima di tutto i lavoratori stessi, a cui non è certo negato ( come nell'ottocento paleo industriale) il diritto al mugugno, ma certamente si quello di pretendere concretamente il rispetto dei lori diritti fondamentali: ne riparleremo a settembre, alla scadenza degli accordi, e a fronte dell'ulteriore peggioramento delle condizioni generali di lavoro e di vita in tutto il Paese.
UNIONE SINDACALE DI BASE Lavoro Privato - Attività Ferroviarie