Ieri mattina i lavoratori di una delle strutture di Roma amministrate dalla Fondazione Don Gnocchi, hanno lavorato con la fascia nera al braccio, dopo la firma di un accordo aziendale da parte di CGIL CISL e UIl che, con la minaccia di non rinnovare il CCNL o peggio di dumping contrattuale, prevede lo stralcio di tre anni di arretrati, l’aumento fino a due ore settimanali e la riduzione fino a 4 giorni di ferie. Sommando ore e giorni, circa un mese di lavoro in più all’anno, a parità di salario.
Ancora una struttura della sanità privata che con il pretesto della crisi economica e con la complicità dei sindacati amici, aggredisce le condizioni di lavoro e salariali dei propri dipendenti – dichiara Teresa Pascucci del Coordinamento Nazionale USB - Ancora una volta sono i lavoratori a pagare gestioni poco avvedute di chi, come la Fondazione Don Gnocchi, con l’investimento nella sanità privata convenzionata e accreditata, quindi finanziata con soldi pubblici, ha aperto strutture in tutto il paese, movimentando ingenti capitali e condizionando le politiche sanitarie regionali.
Dopo l’IDI e il San Raffaele, un’altra struttura ecclesiastica che ha vissuto per decenni nella certezza del finanziamento pubblico, dichiara la propria condizione di crisi a causa dei tagli del SSN – continua Pascucci – riversandola sui dipendenti e conseguentemente sull’assistenza.
I sindacati firmatari dell’accordo hanno voluto mettere una pietra tombale sul contratto nazionale – denuncia la sindacalista USB – e garantire così alla fondazione la possibilità di deregolamentare al massimo il rapporto di lavoro, senza trasparenza e certezza delle norme, per rendere i lavoratori sempre più precari.
Per questo – conclude la sindacalista – hanno promosso un referendum farsa, indetto oggi per domani, e di cui non hanno tenuto alcun conto, nel quale i lavoratori di Roma e Torino hanno fatto prevalere i “no” , in quello di Milano sono stati scoperti brogli, che a seguito della verifica delle dichiarazioni autentiche di voto da parte dei lavoratori saranno denunciati alla magistratura e al centro di Parma i lavoratori hanno consegnato le firme della maggioranza assoluta dei lavoratori contro la sottoscrizione dell’accordo. Per questo i lavoratori sono in lutto, perché i sindacati e la Fondazione hanno decretato la morte dei loro diritti contrattuali e democratici, che però sono fermamente decisi a riconquistare.
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