Giovedì 12 ottobre alla Biblioteca Nazionale di Roma, insieme ai Lavoratori e le Lavoratrici della vigilanza privata, abbiamo denunciato ancora una volta le condizioni salariali insufficienti definite dalla contrattazione e l'esigenza di un salario minimo per impedire l'inesorabile scivolamento del settore verso la povertà contrattuale.
Al dibattito hanno preso parte anche i rappresentanti politici di partiti che sostengono la necessità del salario minimo, Valentina Barzotti del M5S, Matteo Orfini del PD e Giorgio Cremaschi di PaP e UP, che hanno evidenziato come la condizione dei lavoratori è sempre più precaria, anche per l'assenza di precisi interventi del legislatore.
L'intervento dell'avv. Carlo Guglielmi, giuslavorista, ha spiegato nel merito il contenuto della recente sentenza di Cassazione che, di fatto, traccia ulteriormente la strada per la lotta ad una retribuzione equa.
Non è più possibile demandare alla contrattazione collettiva la definizione dei minimi salariali. Serve una legge che tuteli davvero i lavoratori.
Il Contratto della Vigilanza e dei Servizi Fiduciari è diventato il simbolo dei bassi salari e della peggiore contrattazione, che ha portato le retribuzioni dei lavoratori del settore a poco più di 5 euro lordi l’ora. Per cambiare questa situazione occorre un sindacato vero che stia dalla parte dei lavoratori e sappia rilanciare una contrattazione autentica con le controparti.
Serve istituire un salario minimo ad almeno 10 euro l’ora, USB è tra i promotori di una legge di iniziativa popolare per introdurlo.
USB prosegue questa battaglia sostenendo i Lavoratori del settore.