Mentre continua la disputa sul modello contrattuale, di “settore” o “unico della mobilità”, i lavoratori tutti si scontrano con la continua perdita d'acquisto del proprio salario, l’incessante crescita dei carichi d’impegno e di responsabilità, in una sempre più penalizzante organizzazione del lavoro.
Nel settore del trasporto pubblico locale, questa volta, le OO.SS. firmatarie di CCNL si sono disinteressate, colpevolmente, a chiedere la prevista applicazione della vacanza contrattuale ed il resto del danno verrà, probabilmente, con il rituale utilizzo dell’una tantum, panacea di tutti i mali della parte datoriale.
Nel settore ferroviario continua il pesante attacco ai livelli occupazionali attraverso l'inserimento di nuove tecnologie e l'utilizzo “dell'agente solo” che comporterà lo smantellamento di interi settori lavorativi, andando ad intaccare, sensibilmente, la soglia di sicurezza del servizio.
Al tutto si aggiunge la riforma del modello contrattuale che segna un ulteriore duro colpo per l’universo dei salariati con un sensibile arretramento nelle garanzie economiche e normative, trasformando il CCNL, da regola esigibile, ad una sorta di semplice linea guida.
Infatti, al punto 16, dell’accordo del 22 gennaio, è prevista la possibilità che il contratto nazionale subisca deroghe in peggio sia per la parte retributiva che per la parte della regolamentazione, attraverso accordi di secondo livello, (aziendali o territoriali). Viene praticamente stabilito che le retribuzioni possano, di fatto, diminuire, e possano essere peggiorate anche le parti normative (orario di lavoro, ferie, permessi, ecc) creando nuove condizioni di precarietà, specialmente là dove non si ha la forza di contrastare le politiche aziendali, visto che ogni padrone e/o ogni ente pubblico sfrutterà qualsiasi opportunità per lucrare maggiormente, senza remora alcuna, sul lavoro dei propri dipendenti.
Gli aumenti salariali nazionali, con il meccanismo previsto, non recupereranno mai il potere d’acquisto del salario eroso dall’inflazione, mentre la contrattazione decentrata, solo dove si riuscirà ad ottenerla, servirà a recuperare, nella migliore delle ipotesi, solo parte delle perdite nazionali, con il risultato che gli aumenti di produttività saranno sempre e solo a beneficio della parte datoriale. Al riguardo val la pena di ricordare che in moltissime piccole e medie aziende non c’è alcuna contrattazione decentrata e questo accordo non la rende automatica, ragion per cui per questi milioni di lavoratori, così impiegati, l’unica tutela salariale e normativa che veniva dal contratto nazionale...ORA NON C’E’ PIU' !
Il contratto collettivo nazionale di categoria avrà una durata triennale, sia per la parte salariale che per la parte normativa, quindi l’adeguamento stipendiale avverrà in tempi più lunghi; 3 anni invece degli attuali 2.
Inoltre entro 3 mesi sono previsti elementi “correttivi” (leggi peggiorativi) per nuove regole in materia di rappresentanza sindacale che per conseguire un effetto intimidatorio, detteranno una lista di condizioni prevedenti, tra l’altro, la possibilità di proclamazione del diritto di sciopero, per le materie della contrattazione decentrata nei servizi pubblici locali, solo all’insieme dei sindacati rappresentativi della maggioranza dei lavoratori. Ricordiamo che nella nostra Costituzione è scritto che il diritto di sciopero appartiene ai lavoratori, non ai sindacati, e sebbene nel corso di questi anni sia stato ampiamente limitato, ha continuato comunque a garantire la possibilità per i lavoratori di far valere le proprie ragioni.
Ora basterà che un solo sindacato nazionale di un certo peso si opponga allo sciopero per rendere impossibile qualsiasi sciopero in sede locale, anche se sostenuto dalla maggioranza dei lavoratori in quel posto di lavoro; tutto ciò in aggiunta alle discriminazioni che già adesso, congiuntamente, padroni e Confederali mettono in atto per limitare la volontà e le scelte dei lavoratori.
IMPEGNAMOCI, UNITI, PER POLARIZZARE L’ATTENZIONE SU:
· aumenti salariali che ridiano finalmente la possibilità’ di vivere con dignità’, adeguandoli alle reali esigenze dei lavoratori, imposte anche da un mercato privo di qualsivoglia etica;
· l’introduzione, in busta paga, di “un'indennità’ di carovita” che rivaluti, all’inizio di ogni anno solare, la retribuzione almeno del valore dell’inflazione programmata ed erogata per 14 mensilità’;
· riduzione della forbice riparametrale e riallineamento dei livelli retributivi con diminuzione dei requisiti e dei tempi per accedere al livello superiore;
· contenimento dell’orario di lavoro, a parità’ di salario, sia al fine della tutela della salute, sia allo scopo di favorire l’occupazione;
· riconoscimento delle malattie professionali, del lavoro usurante, rideterminazione del periodo di comporto per la conservazione del posto in caso di malattie lunghe e conclamate.
Questa e’ la riforma contrattuale che dobbiamo esigere per rendere effettivamente piu’ attuali le nostre paghe, difendere i nostri diritti, la nostra dignità’ perché’ ……
la crisi non la dobbiamo pagare noi!!!