Qualcuno diceva che la storia fosse un eterno ritorno, un ciclo continuo di eventi che si ripetono nel tempo; una teoria che sta per essere applicata al settore del Trasporto Pubblico Locale.
Come nella prima ondata della pandemia, che ha visto il Governo assecondare capricci e vittimismi di ASSTRA e ANAV e porre in essere inefficaci provvedimenti in merito alle condizioni dei lavoratori (aiuti economici alle aziende, riduzione dei programmi di esercizio e attivazione del Fondo Bilaterale di Solidarietà Autoferrotranvieri), nel mezzo della seconda ondata, invece di mettere in discussione l’intero sistema del Trasporto Pubblico, si corre ai ripari riducendo l'utenza e “raccomandando” alla stessa di evitarne l'uso; questo a pochi giorni di distanza dalla ministra Paola De Micheli che spergiurava pubblicamente sulla sicurezza dei mezzi di trasporto, anche a fronte di una distanza prescritta che stipava ben 5 persone nello spazio di un metro quadrato, confortata a suo dire da non meglio specificati “studi scientifici di carattere internazionale”.
Eppure secondo un documento tecnico Inail-ISS il trasporto pubblico, se non interessato da efficaci interventi (implementazione dei mezzi e dei servizi, garanzia del mantenimento del distanziamento sociale, interventi periodici di pulizia e sanificazione, reale controllo e gestione degli accessi, ecc..), «deve essere considerato un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta, soprattutto nelle aree metropolitane ad alta urbanizzazione. Ciò può dipendere dall’alto numero di persone concentrate in spazi limitati con scarsa ventilazione; dall’attuale mancanza di controllo degli accessi per identificare soggetti potenzialmente infetti; e dalla elevata possibilità di venire in contatto con superfici potenzialmente contaminate in quanto comunemente toccate (distributori automatici di biglietti, corrimano, maniglie, etc.)»
Dopo tanta vergognosa, irresponsabile e voluta superficialità, si scelgono ora soluzioni che non porteranno alcun risultato se non l'ennesima contrazione di un servizio pubblico essenziale - con conseguenti ricadute sui lavoratori - che però secondo i suoi ideatori sarebbe in grado in grado di garantire il Diritto alla Mobilità nella piena tutela della salute e della sicurezza collettive.
Si sta, insomma, comprimendo un diritto costituzionale che, per sua natura, deve essere considerato pari al diritto alla salute e all'istruzione, in un equilibrio inesistente, che i vari DPCM e protocolli dovrebbero invece garantire in quanto insieme organico che non prevede il sacrificio di uno in favore degli altri.
C'è bisogno, quindi, che si inizi a discutere realmente del “sistema trasporto pubblico” tout court, in modo da garantire servizi e tutele collettive e a soddisfare, nuovamente, un incremento della domanda post DPCM senza che sia nuovamente considerato un ambito a rischio contagio.
È necessario, in sintesi, programmare e poi applicare tutta quella serie di interventi strutturali e definitivi che diano finalmente dignità alla qualità dei servizi; una dignità che è andata sgretolandosi negli ultimi 20 anni, caratterizzati da privatizzazioni selvagge la cui parola d'ordine è “pubblicizzare le perdite e privatizzare i profitti”!
Su questi temi l'Assemblea nazionale settore TPL dell'Unione Sindacale di Base – USB Lavoro Privato, proclama uno sciopero nazionale di 4 ore per mercoledì 25 novembre 2020, rivendicando un servizio pubblico sicuro e dignitoso che risponda in modo efficiente alle reali esigenze dei territori in un contesto di lavoro sano e rispettoso tanto degli operatori quanto dei cittadini;
USB denuncia:
È ora di unirci e far sentire la nostra voce! Gli autoferrotranvieri ed il trasporto pubblico locale meritano il giusto sostegno!
29-10-2020
Unione sindacale di Base – Lavoro Privato – Settore TPL