Dopo una campagna referendaria lunghissima durante la quale si è parlato di tutto meno che dei contenuti della proposta di modifica alla Costituzione, è arrivato ormai il momento del voto. Non poteva che essere così perché la caratterizzazione Renzi si - Renzi no è emersa sin dalle prime battute prima dell'estate.
Per primo è stato lo stesso capo del governo a legare il suo destino politico al risultato referendario.
Un voto che esprimerà quindi esplicitamente il grado di sopportazione del popolo italiano rispetto alla situazione generale del paese, alle condizioni di vita e di lavoro che si fanno sempre più pesanti, alla disoccupazione che non accenna a diminuire, alle privatizzazioni che stanno mangiando pezzo a pezzo quel poco stato sociale che era rimasto.
Il NO espresso da tanti giuristi e costituzionalisti e che mirava ai contenuti delle modifiche apportate alla Costituzione dalla maggioranza Renzi-Alfano-Verdini, pur se legittime e centrate sui problemi e sulle contraddizioni che tale proposta contiene, è stato prima integrato, poi superato e infine travolto dalla battaglia sul NO a Renzi e al suo governo.
Come USB ci siamo subito schierati per il NO facendo nostre sia le ragioni giuridiche e costituzionali, sia quelle relative alla lotta ad un governo che, in assoluta continuità con i precedenti ed a prescindere dalle sceneggiate televisive di Renzi, sta di fatto attuando tutte le indicazioni dell'Unione Europea, della BCE e dei grandi gruppi finanziari ed economici internazionali.
A queste due ragioni del NO abbiamo aggiunto un NO sociale che ha prodotto lo sciopero generale del 21 ottobre e la grande manifestazione del 22 ottobre.
Un NO sociale che parte dai bisogni e dalle condizioni di vita e di lavoro di milioni di donne e uomini che si sentono ormai esclusi, emarginati e che vivono senza alcuna certezza del proprio futuro.
Un NO sociale al divario sempre più ampio tra chi ha le tasche sempre più piene e chi vive ormai tra mense dei poveri, sussidi e pensioni sociali.
Un NO sociale all'imperante logica e filosofia della privatizzazione di tutto ciò che è rimasto pubblico e che si trasforma da una parte in ulteriore miseria e dall'altra nell'alimentazione di un'orgia di interessi che produce ricchezza e potere senza limiti nelle mani di pochi.
Un NO sociale non solo alle politiche che vengono da Bruxelles ma alla stessa Unione Europea che è per noi una gabbia non più riformabile e quindi da abbattere.
E come forza sindacale non possiamo non sottolineare che Cisl e Uil sono di fatto per il SI, mentre la Cgil formalmente si dichiara per il no ma volutamente non fa assolutamente nulla per sostenerlo.
D'altra parte come potrebbe se ricerca in tutti i modi di compiacere il PD di Renzi, la Confindustria e la stessa Cisl.
L'ultimo schifoso contratto dei metalmeccanici sottoscritto pochi giorni fa da fimfiomuilm e l'accordo politico extra contrattuale del Pubblico Impigo che cgilcisluil firmano al solo scopo di sostenere il Governo a pochi giorni dal voto, dimostrano ormai l'assoluta omogeneità delle politiche di queste tre sigle sindacali e la scomparsa della presunta ”anomalia” Landini-Fiom.
Anche per questo è importante un forte e chiaro NO sociale: se passerà il NO al Referendum sarà più facile e più rapida la costruzione di una vera alternativa sindacale in questo paese e la ripresa delle lotte per riconquistare salario, condizioni di lavoro migliori, diritti e dignità per il mondo del lavoro.
Le tante mobilitazioni che hanno intrecciato questo periodo, lo sciopero generale, le manifestazioni, l'imponente mobilitazione delle donne, le scuole occupate, un nuovo protagonismo di giovani e studenti, pongono le basi di una reale ripresa del protagonismo di massa e di un confitto che si fa di giorno in giorno più intenso.
Per questo USB sta lavorando e anche per questo chiediamo a tutte e tutti di votare NO e di utilizzare queste ultime ore prima del voto per sostenere in ogni modo il NO sociale al Referendum.