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Il governo e il Ministero dell'Istruzione al lavoro. Ma per lasciare la scuola alla mercé della didattica online

Nazionale,

I nodi sono arrivati al pettine! Nella seduta del 12 agosto, il Comitato Tecnico Scientifico ha stabilito che "nelle situazioni temporanee in cui fosse impossibile garantirlo” le misure di distanziamento previste nelle scuole possano essere poste in deroga!

In parole povere, se le scuole non potranno garantire lo spazio necessario al famoso metro di distanza tra le rime buccali degli studenti e i due metri tra banchi e cattedra, si potrà fare a meno della sicurezza tramite distanziamento sociale. Basterà che docenti e studenti indossino le mascherine chirurgiche!

Per noi che conosciamo bene quale sia la condizione delle scuole italiane, in gran parte inadeguate a ospitare il numero di studenti che le frequentano, da anni stipati in classi pollaio, questa suona come una condanna alla diffusione del COVID 19. Peggio, è il passo che spalanca le porte a un altro anno di Didattica a Distanza. Del resto, gli organici ATA non sono stati potenziati come necessario e sarà difficilissimo garantire i livelli di igiene previsti dal protocollo firmato dai sindacati concertativi. Tale protocollo lascia fin troppa discrezionalità alle decisioni dei dirigenti scolastici e si affida ad una generica informazione alle RSU. Troppo poco per assicurare la corretta organizzazione dell’avvio del nuovo anno scolastico.

In queste condizioni, la chiusura delle scuole in autunno pare una prospettiva più che probabile e questo significherà un nuovo ricorso alla DaD, idea che rifiutiamo con fermezza. Quanto affermato dalle Linee Guida Ministeriali è, infatti, inaccettabile: nessuna didattica digitale integrata può essere adeguata ai bisogni educativi e alla costruzione di un apprendimento significativo.

La scuola si fa in aula. La didattica si fa in presenza e in sicurezza.

Se la DaD è stato uno strumento, zoppo e inadeguato, per affrontare l'emergenza di marzo, non può essere strumento strutturale, perché esclude i più deboli, impoverisce i processi formativi ed educativi, aliena le relazioni sociali tra pari.

Diciamo con forza no a tutto questo.

Vogliamo più aule, più docenti, più personale ATA.

È il momento di investire sulla scuola, sui giovani, sul futuro di un Paese che se non cambia rotta è inevitabilmente destinato a un declino nemmeno troppo lento.

Non siamo disponibili a cedere di un millimetro sull'interdipendenza dei diritti: diritto al lavoro, diritto allo studio, diritto alla sicurezza e alla salute. Per questo rilanciamo con ancora più forza lo sciopero del 24 e 25 settembre. La scuola non può riaprire se non in sicurezza e a distanza di un mese dall'inizio delle lezioni chiediamo con sempre più decisione:

- la soppressione della clausola di salvaguardia sull'organico aggiuntivo dei precari (docenti e ATA) che in caso di lockdown verranno licenziati senza neanche diritto all’indennità di disoccupazione;

- informazioni corrette e specifiche sui DPI, sulle modalità dei rifornimenti e la scadenza delle forniture;

- tutela del diritto allo studio senza la diminuzione di ore per nessuno studente e senza turnazioni né didattica mista in presenza e in remoto;

- messa in sicurezza di tutti gli spazi e adeguato distanziamento in ogni aula;

- restituzione di tutti i soldi pubblici erogati alle scuole private paritarie, che producono il profitto di singoli proprietari, per un finanziamento sostanziale che aumenti l'organico di diritto e le immissioni in ruolo per l'anno scolastico 2020/21;

- assunzioni in ruolo su tutti i posti dell'organico di fatto a partire dalle GaE, dalle GM dei precedenti concorsi e in ultimo dalle nuove GPS.

Unione Sindacale di Base - Scuola