E’ ormai evidente come la specialità di questo governo sia il campo pubblicitario.
Per lanciare il piano sulla “buona scuola”, oltre all’appoggio acritico dei mezzi d’informazione, il primo stadio è stato quello di ripercorrere le gesta dell’ex ministro Moratti, con spot televisivi nei quali si annuncia una consultazione on line di tutta la cittadinanza.
Sappiamo bene che pochissimi entreranno nel sito dedicato alla consultazione e praticamente nessuno, tra i non addetti ai lavori, leggerà le 136 pagine del documento governativo. E allora, qual è il senso di questa operazione? Cancellare ogni spazio di confronto e trattativa con le organizzazioni dei lavoratori e degli studenti e millantare il sostegno diretto della “gente”, annunciando qualche manciata di click.
Che sia una “bufala” lo si evince chiaramente leggendo la prima stesura della Legge di stabilità che già contiene molte delle misure annunciate nel piano buona scuola, sebbene la consultazione on line termini il 15 novembre. A quanto pare il governo sa già l’esito della consultazione.
In questo modo, prendono in giro tutti gli italiani!
Il secondo passo consiste in un piano di convegni, attività laboratori ali e dibattiti, in gran parte organizzati direttamente dall’amministrazione scolastica ma in parte aperto alle iniziative di associazioni di cittadini. Del piano dei convegni organizzato dal MIUR, intitolato “la buona scuola in tour” (non stiamo scherzando, si chiama proprio così), colpisce come tutti o quasi gli appuntamenti siano pubblicizzati poca e all’ultimo minuto e fissati in orario scolastico. In questo modo, per lavoratori della scuola e studenti appare molto difficile, se non impossibile, partecipare.
Le ragioni di una simile organizzazione sono varie: riservare gli incontri ai dirigenti ministeriali e scolastici chiamati ad imporre al personale la riduzione dei diritti e la morte della democrazia negli Organi Collegiali, far risultare l’esistenza di un dibattito reale, ma soprattutto evitare l’espressione del dissenso e la contestazione.
Dove infatti studenti e lavoratori sono riusciti ad andare a questi incontri, la contestazione è stata chiara e determinata, come a Palermo dove si è giunti a far “manganellare” gli studenti.
La lotta contro le politiche di Renzi sulla scuola continua comunque all’interno dei posti di lavoro dove, man mano che si diffonde il contenuto reale delle 136 pagine del piano sulla buona scuola, lavoratori e studenti si convincono della necessità di respingerlo con determinazione.
E’ anche per questo che il 24 ottobre anche la scuola scenderà in sciopero, a fianco a tutti i settori del lavoro.
Di seguito pubblichiamo l'interessante articolo di Corrado Mauceri, di Per la scuola della Repubblica - Comitato di Firenze
Una consultazione di “regime” per organizzare il plebiscito a sostegno della “buona scuola” di Renzi
Molto giustamente nelle scuole la discussione sulla proposta governativa sulla scuola, quando non è eterodiretta, verte soprattutto sugli aspetti di merito della controriforma renziana; molti meglio di me e con maggiore competenza hanno messo in evidenza come, dietro la demagogia renziana, la proposta abbia una sua logica di fondo nello stravolgimento della funzione della scuola della Costituzione e nel portare a compimento la privatizzazione e l’aziendalizzazione della scuola; si tratta pertanto di una proposta che, al di là di taluni aspetti specifici ( peraltro “dovuti” come l’immissione in ruolo dei precari), per le sue scelte di fondo è inaccettabile ed inemendabile.
Io penso però che si debba denunciare con forza anche il metodo populista e lesivo di ogni principio democratico dellapseudoconsultazione; in realtà è una inquietante organizzazione del consenso di triste memoria che mette in discussione le regole democratiche delle nostre istituzioni; la Ministra Giannini ha difatti mobilitato tutto l’apparato burocratico del Ministero per organizzare un plebiscito favorevole alla proposta del Capo del Governo; gli uffici scolastici regionali inviano circolari per sollecitare assemblee nelle scuole con i dirigenti regionali che partecipano alle assemblee o inviano funzionari per” indirizzare” ed illustrare la svolta epocale proposta dal Governo per la scuola italiana.
La Ministra ed il suo apparato non dicono però che l’immissione in ruolo dei precari è già prevista dalla legge finanziaria del 2007,non attuata , ma ancora in vigore; che il “merito” per la carriera degli insegnanti era stato già previsto nel 1958 ed abolito con i decreti delegati del 1974, perchè serviva soltanto ad incentivare il conformismo e subalternità culturale; che il potere di supremazia gerarchica assegnato ai Dirigenti scolastici era stato già previsto con le leggi del 1923-24 che, in coerenza con il regime fascista, prevedevano una scuola fortemente gerarchizzata; non dice ovviamente che il Governo in sostanza propone un ritorno al passato ( finanche fascista) coniugandolo, oltre che con la consueta ed insopportabile retorica renziana, con la cultura del mercato e dell’aziendalismo.
Senza dubbio il Presidente del Consiglio ha il diritto di promuovere una consultazione su una proposta governativa, sia pure ancora informale; in presenza però di un ‘altra proposta di legge coerente con i principi costituzionali e già presentata in entrambe le Camere, il Capo del Governo non può legittimamente utilizzare le strutture istituzionali per propagandare il proprio progetto ed escludere dal confronto democratico le altre proposte alternative; la Ministra dovrebbe difatti sapere che, oltre alla proposta del suo Capo, è stato formalmente presentato un disegno di legge “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore.” sia al Senato (Ddl 1583, 2/8/2014; Mussini, Petraglia, Montevecchi, Tocci, Liuzzi, Centinaio, Bignami, Bencini, Gambaro, Lo Giudice, Pepe, Ricchiuti, Romani Maurizio, Serra, de Petris, Blundo ) che alla Camera (Proposta di legge 2630, 12/9/2014; Paglia, Scotto, Giordano, Fratoianni, Costantino, Duranti, Pellegrino) che , opportunamente riaggiornato, riprende quello della legge di iniziativa popolare “per una Buona scuola per la Repubblica” a suo tempo sottoscritta, in modo certificato,da oltre 100.000 elettori e elettrici.
La Ministra dovrebbe anche sapere che la Costituzione afferma all’art. 33: “la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione….” e che spetta al Parlamento legiferare in materia di istruzione.
Ovviamente ogni forma di partecipazione popolare è utile per arricchire il confronto democratico; se il Governo ritiene opportuno far precedere all’iter parlamentare una ampia consultazione, è necessario che la consultazione stessa sia trasparente e consenta un reale confronto democratico sulle diverse alternative; diversamente, una consultazione limitata alla sola ”proposta governativa”, diventa discriminatoria e prevaricatrice dell’attività e del ruolo stesso del Parlamento, ma soprattutto diventa una inquietante organizzazione del consenso, una consultazione di “regime”, che dovrà ovviamente concludersi con un plebiscito favorevole alla proposta governativa.
La Ministra inoltre dovrebbe anche sapere che l’art 97 della Costituzione afferma : “ I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.”
Quindi, indipendentemente dalle vocazioni plebiscitarie del Presidente del Consiglio, gli Uffici della Pubblica Amministrazione , che , come afferma l’art 98 Cost. “sono al servizio della Nazione”, non possano essere sottratti ai loro compiti istituzionali ed essere impiegati a propagandare una proposta di parte, oscurando le proposte alternative già presentate in Parlamento; questo metodo era in uso nel ventennio fascista, quando la scuola era la scuola del “regime”; ora non dovrebbe essere assolutamente tollerato ;ma chi difende la democrazia ed il pluralismo democratico nelle scuola e nel Paese ?
Corrado Mauceri