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Editoriale

Scuola, USB: il governo si fa beffe dei docenti e aumenta lo sfruttamento di tutto il personale

Nazionale,

Basta classi pollaio, più insegnanti, più personale. Queste parole vengono continuamente ripetute da esponenti politici di ogni schieramento, ma non trovano mai un’effettiva realizzazione. Gli emendamenti al DL Rilancio sono vaghi, pericolosi, precarizzanti, non trovano alcun fondamento nelle regole contrattuali.

L’emendamento 231.011, a firma del M5S, prevede di abbassare il numero degli alunni per classe solamente se non si può fare altrimenti, nei limiti delle risorse stanziate. Include, in sostanza, l’impossibilità di avere classi meno numerose, misura strutturale essenziale, ancor più in tempi di emergenza sanitaria, in cui il distanziamento sociale viene considerato uno dei fattori principali per cautelare se stessi e il prossimo. Considerando il normale spazio disponibile nelle aule scolastiche, 15 alunni dovrebbe essere il massimo per ogni classe anche senza pandemie in corso.

Ancora più scellerata ci appare la lettera b dell’emendamento: “attivare ulteriori posti di incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o dalla presa di servizio fino al termine delle lezioni, non disponibili per le assegnazioni e le utilizzazioni di durata temporanea. In caso di sospensione dell'attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo”. Non possiamo non chiederci quale formula contrattuale governi un simile scempio. Personale della scuola usa e getta, il peggio del peggior precariato, l’incertezza lavorativa portata alle estreme conseguenze. I contratti per il personale a tempo determinato sono regolamentati e con scadenze normate: 31 agosto (posti vacanti), 30 giugno, termine delle attività didattiche (variabili in base al calendario regionale). A quale statuto contrattuale si fa riferimento in questo emendamento? Da quando le lavoratrici e i lavoratori della scuola sono a cottimo o con contratti di collaborazione, revocabili in qualunque momento secondo la più bieca logica privatistica, negando qualsiasi tutela al personale precario che porta avanti il proprio lavoro da anni, consentendo lo svolgimento regolare delle lezioni nelle scuole italiane?

Un precariato, quello della scuola, costretto a fare i conti anche con un repentino cambiamento delle modalità di conferimento delle supplenze. La trasformazione delle Graduatorie di Istituto in Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) sta comportando un grande scompiglio, soprattutto per la modifica alla tabella di valutazione dei titoli e dei servizi, che comporterà la necessità, per chi è già inserito nelle graduatorie, di dichiarare nuovamente e avere rivalutato tutto quanto finora dichiarato e già validato nei passati aggiornamenti. Considerando che il mese di luglio è già avanzato, che il sistema di Istanze On Line non è ancora idoneo ad affrontare flussi di contatti tanto elevati (e ne è dimostrazione la procedura di iscrizione ai concorsi, alla quale stanno partecipando centinaia di migliaia di insegnanti con continui blocchi del sistema), che il personale degli UST è già sottodimensionato, che non è ancora stato definito tutto il percorso normativo (l’ordinanza e la tabella di valutazione sono ancora oggetto di trattativa, naturalmente solamente con una parte delle organizzazioni sindacali) e che non sappiamo ancora quando inizieranno le iscrizioni e gli aggiornamenti, non possiamo non chiederci quando saranno pubblicate queste graduatorie e se gli insegnanti riusciranno ad essere in classe per l’inizio delle attività didattiche. Il 14 settembre (data di avvio ufficiale della scuola) le scuole molto probabilmente saranno in sofferenza per l’assenza dei supplenti e per l’incertezza di chi ancora attenderà le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni, che già sappiano potranno slittare fino al 20 settembre, con enormi conseguenze economiche ed organizzative per i “precari di ruolo”.

USB Scuola dichiara un forte e netto no allo sfruttamento del precariato, alla privatizzazione dei contratti pubblici, alle clausole risolutive prive di qualunque tutela per le lavoratrici e i lavoratori, ai ritardi e alle dilazioni che provocano gravissime conseguenze su tutto il mondo della scuola!

Alla scuola servono più insegnanti e più personale ATA a tempo indeterminato, edifici più funzionali ed accoglienti, classi meno numerose e risorse reali e ben utilizzate per mettere in pratica quelle proposte che USB Scuola porta avanti da anni e che oggi più che mai si dimostrano essenziali per una scuola Pubblica di qualità, anche e soprattutto in situazioni di emergenza.

 

Il testo dell’emendamento approvato dalla V Commissione Bilancio della Camera

Art. 231-bis.

(Misure per la ripresa dell'attività didattica in presenza)

  1. Al fine di consentire l'avvio e lo svolgimento dell'anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, con ordinanza del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono adottate, anche in deroga alle disposizioni vigenti, misure volte ad autorizzare i dirigenti degli uffici scolastici regionali, nei limiti delle risorse di cui al comma 2, a:

   a) derogare, nei soli casi necessari al rispetto delle misure di cui all'alinea ove non sia possibile procedere diversamente, al numero minimo e massimo di alunni per classe previsto, per ciascun ordine e grado di istruzione, dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81;

   b) attivare ulteriori posti di incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o dalla presa di servizio fino al termine delle lezioni, non disponibili per le assegnazioni e le utilizzazioni di durata temporanea. In caso di sospensione dell'attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo;

   c) prevedere, per l'anno scolastico 2020/2021, la conclusione degli scrutini entro il termine delle lezioni.

  2. All'attuazione delle misure di cui al comma 1 del presente articolo si provvede a valere sulle risorse del fondo di cui all'articolo 235, da ripartire tra gli uffici scolastici regionali con decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. L'adozione delle predette misure è subordinata al predetto riparto e nei limiti dello stesso.

  3. Il Ministero dell'istruzione, entro il 31 maggio 2021, provvede al monitoraggio delle spese di cui al comma 2 per il personale docente e ATA, comunicando le relative risultanze al Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro il mese successivo. Le eventuali economie sono versate all'entrata del bilancio dello Stato e sono destinate al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.

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