E’ LA FINE DEL CONTRATTO NAZIONALE UNICO ?
Le prove generali per la riforma del contratto di lavoro sono iniziate da tempo.
Gli incontri e le cene tra i segretari di CGIL, CISL, UIL e i PADRONI di Confindustria non si contano più e il mancato rispetto delle scadenze e delle trattative, non hanno alcun motivo se non quello di convincere che questo modello contrattuale non funziona.
La riforma del contratto va, di pari passo, con la riforma della pubblica amministrazione: far arretrare i pubblici dipendenti per impadronirsi delle funzioni pubbliche e rivenderle ai privati amici.
Il salario, è il cavallo di troia che consente di far passare elementi di trasformazione devastanti senza resistenza.
CGIL, CISL, UIL, GOVERNO E CONFINDUSTRIA, scoprono la questione salariale, non è sospetto tutto ciò?
Chi ha governato la politica salariale in questi anni, se non loro, ora ci vengono a spiegare che i salari sono troppo bassi. In realtà, attraverso il bisogno di salario vogliono far passare riforme di contratto e rapporto di lavoro facendoli ingoiare ai lavoratori presi per fame.
CHIUSURA DEI BIENNI ECONOMICI SENZA POLPETTE AVVELENATE DENTRO.
La chiusura dei bienni economici è ordinaria amministrazione perché deve solo ridistribuire le risorse già stanziate e disponibili. Questo consente di restituire salario a chi ne è stato privato, allo steso tempo rimanda le questioni normative al rinnovo del quadriennio normativo con un governo in carica e soprattutto senza il ricatto salariale.
MA CI SARA’ PIÙ UN CONTRATTO QUADRIENNALE ?
Se il modello è un contratto triennale senza più i bienni economici, che cosa vogliono rinnovare CGIL, CISL e UIL ?
Un contratto nazionale generico e una contrattazione di secondo livello con salario legato alla produttività, vale a dire al giudizio del dirigente.
Il biennio economico era l’ultima patetica possibilità di inseguire l’inflazione, seppure solo quella programmata. Non esiste politica salariale senza automatismi che inseguano l’aumento del costo della vita. La reintroduzione della scala mobile è lo strumento che ci può parzialmente tirare fuori dal ricatto salariale; le lotte per un contratto giusto, con aumenti salariali veri, ci possono tirare fuori dalla soglia di povertà in cui ci hanno cacciati.
È PENSABILE UN CONTRATTO DI LAVORO CHE NON AFFRONTA LE TRASFORMAZIONI ?
Il memorandum sul Pubblico Impiego, siglato da CGIL, CISL, UIL, UGL e GOVERNO (tra cui il nostro TPS), distrugge le possibilità di contrattazione, introduce principi di aziendalizzazione che sono devastanti e scardina le poche garanzie normative che restano a tutela dei pubblici dipendenti. Trasformiamo i rinnovi normativi in cicli di lotte per le garanzie sociali, salariali e sindacali.
MA QUESTI CONTRATTI AFFRONTANO LE QUESTIONI DELL’ORDINAMENTO PROFESSIONALE E DELLA STABILIZZAZIONE DEI PRECARI ?
Dall’espulsione dei precari inizia la demolizione della pubblica amministrazione, così come lo svilimento del dipendente pubblico rientra nell’attacco portato alla P.A. Per questo motivo, la lotta dei dipendenti pubblici per la propria dignità e contro la precarietà, serve a garantire servizi pubblici e trasparenza amministrativa.
Avevano promesso che dopo i sacrifici per risanare il paese, i lavoratori avrebbero recuperato reddito attraverso una sua redistribuzione.
Il famoso secondo tempo.
Ma la partita è truccata e il secondo tempo non arriva mai.
I primi responsabili del progressivo impoverimento dei lavoratori sono CGIL, CISL e UIL.
REAGIAMO ALL’ENNESIMO FURTO.
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