La procedura di valutazione individuale dei dipendenti realizzata dall’Inps – oltre che classista, divisiva e dannosa - è burocratica e complicata. Alla scheda di valutazione intermedia (per la quale non è prevista – almeno formalmente – la possibilità di un colloquio con il valutatore) segue quella definitiva e le fasi eventuali di colloquio e di conciliazione. L’ultima spiaggia è quella del ricorso giudiziario.
Di fronte a questo meccanismo complesso e all’apparente strapotere della dirigenza, che può assegnare i punteggi a propria totale discrezione e senza nessun elemento di tutela del valutato, il lavoratore potrebbe sentirsi impotente e cadere nella rassegnazione. Ciò accade se si valuta la situazione da un punto di vista soggettivo, assumendo un punto di vista di classe lavoratrice la prospettiva cambia radicalmente e i rapporti di forza si rovesciano.
L’Inps ha già mostrato la propria inadeguatezza a gestire il sistema di valutazione con l’incapacità di garantire tempi ragionevoli: la scheda intermedia viene consegnata a novembre, quella definitiva a luglio dell’anno successivo e con la procedura di conciliazione si arriva all’autunno.
Su questa contraddizione si può e si deve intervenire. Invitiamo tutti i lavoratori, non solo quelli insoddisfatti della valutazione, a richiedere il colloquio di chiarimento e ad attivare la procedura di conciliazione non appena riceveranno la pagella definitiva 2023. Seppelliamo l’Amministrazione sotto una montagna di ricorsi. Portiamo al collasso il motore già ingolfato del sistema di valutazione e costringeremo la controparte a tornare al tavolo di trattativa. Possiamo essere la sabbia che fa inceppare l’ingranaggio, servono solo la consapevolezza e la volontà di farlo.
Roma, 6 giugno 2024 (C32) USB Pubblico Impiego Inps