La nave Seasalvia, diretta a Taranto per rifornirsi di 30mila tonnellate di greggio destinato all'aviazione militare israeliana, non entrerà in porto. È questo il risultato del presidio organizzato ieri dall'USB e dai Cobas davanti al porto mercantile di Taranto, oltre che da tante altre realtà sociali che si sono autoconvocate nella stessa piazza con l' obiettivo comune di fermare la nave e, con essa, la logistica di guerra che alimenta il massacro del popolo palestinese.
È stato il comandante della Capitaneria di porto di Taranto a riferire ai manifestanti l'annullamento delle autorizzazioni per l'attracco della nave comunicato dall'ENI, responsabile dell'area di ormeggio e delle operazioni di carico del greggio.
Resta ancora incerta la nuova destinazione della nave e il rischio che possa portare a termine altrove la propria missione. Da questo punto di vista, sarà fondamentale tenere alta l' attenzione a Taranto come in tutti gli altri porti e, in generale, negli snodi logistici del Paese.
È quanto avviene già da tempo sotto l' esempio dei portuali di Genova, Livorno, Ravenna che hanno indicato la strada per bloccare gli ingranaggi della complicità e da cui è partito il segnale per lo sciopero generale del 22 settembre scorso che ha visto centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici incrociare le braccia e manifestare insieme ad un intero popolo per fermare il genocidio, difendere la Flotilla e la sua missione di umanità e denunciare il sistema economico e politico che alimenta l'orrore.
Blocchiamo tutto è l' impegno che abbiamo preso. Anche Taranto ieri ha fatto la sua parte.
USB Taranto