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Il pulimento illustra la rotta

Roma,

Lavoratori,

mentre le politiche attuali fanno presagire un pessimo futuro per i dipendenti pubblici, gli effetti perversi di quelle appena passate si manifestano oggi. La forma assunta, questa volta, si legge nelle conseguenze legate al rinnovo dell’appalto dei servizi di pulizia della sede della Direzione Lazio ed altri siti romani, cioè il taglio del 20% di orario e salario al personale assorbito dalla ditta vincitrice. Per chi vive di stipendio è un calcolo fin troppo facile da fare, al fine di immaginarne i risvolti nella propria vita. Un’immagine amara.

Aggiungiamo che a causa della graduale entrata in vigore delle funzionalità proprie della Direzione Lazio e della collegata logistica (foresteria, aule, ecc..) le superfici da governare aumentano aggravando il rapporto tra ore e metri quadri, inoltre un luogo dove aumenta la frequentazione è, ovviamente più sporco. Se già la situazione passata era insostenibile figuriamoci quella attuale. Più che figurarcela la tocchiamo con mano e solo il patto tra lavoratori può invertire la rotta.

Così mentre il dipendente pubblico è additato quale fonte di spreco, l’igiene sul posto di lavoro diventa virtuale, e lavorare nello sporco reale, ancor più deleterio farlo in un posto già caratterizzato da precarie condizioni igienico-sanitarie. Gioiscano i turnisti che nei giorni festivi potranno godere degli effetti sanitari del servizio soppresso, salutando gli operatori il sabato mattina per rivederli il lunedì. Ma si sa, i soldi sono più importanti della salute e delle persone.

Ricordiamo che gli unici rapporti istituzionali che si debbono intrattenere con i colleghi del servizio pulimento sono quelli volti alla cortesia e alla reciproca collaborazione. Nessuno è il principale di nessuno e le eventuali segnalazioni, hanno il proprio itinerario stabilito. Sarebbe opportuno invece, che la veemenza adottata nel vessare questi lavoratori ai fini illogicamente individualisti vista l’oggettiva riduzione di cui sopra, fosse indirizzata alla rimozione dei rifiuti speciali (sembrerebbe orfani di contratto e impresa), magari cancerogeni, che da tempo stazionano in prossimità di accessi. Sempre meglio che girare la testa dall’altra parte per ficcarla sotto la sabbia.