Ancora una grande assemblea, questa volta indetta a livello provinciale e riguardante in particolare tutta l’area romana. Ancora un grosso riscontro. Infatti, dopo 90 giorni di mobilitazione incessante (dal 29 febbraio al 29 maggio) all’Amba Aradam accorrono in più di 300, anche se il dato non è ancora ufficiale. Presenza e trasparenza.
A dimostrazione che i problemi nel Lazio ci sono, sono pure complessi e non si risolvono semplicemente ignorandoli.
L’ennesima assemblea unitaria viene prima confinata nella sala del Comitato al V piano della sede, poi nei corridoi antistanti la direzione, infine nell’androne al piano terra, dove finalmente il direttore provinciale si decide in ritardo a chiudere gli sportelli.
Parte subito il volantinaggio all’utenza. Nel frattempo giungono vari delegati nazionali. Viene emesso un nuovo comunicato stampa. Mentre le testimonianze dalle Sedi e dalle Agenzie si accavallano. E denunciano il malessere senza fine esistente sul territorio.
In attesa di una notizia che al momento non arriva perché i vertici dell’ Istituto non si fanno trovare e che invece puntuale arriva laconica oggi. Fa rabbia rileggerne il testo: “La possibilità di portare il confronto negoziale a livello nazionale” viene ora presa seriamente in esame, ma il verbale d’ intesa sottoscritto il 12 maggio da CGIL e CISL in via Borsi “deve ritenersi comunque un accordo valido”. Testuale.
Proprio un bel risultato quello ottenuto dai vertici regionali di CGIL e CISL. Salvato in extremis il direttore regionale e svenduti i lavoratori in un colpo solo. Con la solita scellerata squallida scelta di potere. E lo zar che può adesso scompisciarsi grazie alla rottura del fronte unitario. Ma per quanto ancora?
La mobilitazione comunque prosegue anche perché la base continua a dare imperterrita segnali di unità. Da Terracina a Viterbo a Pomezia pervengono documenti inequivocabili.
A cosa è servita la mobilitazione? Dunque non si è ottenuto nulla? Ed il fronte unitario così tenacemente perseguito da circa tre mesi a questa parte?
Nonostante tutto, crediamo nell’ unità sindacale (oggi più che mai indispensabile dopo le incredibili esternazioni del ministro Brunetta, completamente prive di fondamento) e siamo ancora disponibili a sederci allo stesso tavolo con i vertici regionali di CGIL e CISL. A patto che venga subito ritirata la firma dal verbale di accordo del 12 maggio.
Uno sforzo straordinario e una presa di coscienza a questo punto si impongono.
Da parte di ciascuno. Per evitare che di tutto quanto realizzato non rimanga poi nulla. Le speranze, i proclami, le promesse, i riscontri. Inopinatamente, il resto di niente.
Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio