La USB ribadisce il proprio dissenso verso l’atteggiamento ricattatorio messo in atto dalla proprietà Ilva al solo scopo di “rispondere” all’azione della magistratura tarantina.
L’USB ha denunciato più volte gli abusi e i soprusi dell’Azienda e continuerà a farlo. Il ricorso alla cassa integrazione sembra diventato un fatto naturale. Noi non la pensiamo così: il posto di lavoro va tutelato e difeso con tutte le forze possibili e 800 euro mensili di Cig non bastano neanche ad arrivare al quindici del mese.
Se come Riva vuol far credere da tempo - “I ROTOLI SONO SEQUESTRATI E NON POSSO MOVIMENTARLI, MOTIVO PER CUI MANDO A CASA I LAVORATORI”- oggi non ha più alibi. USB chiede quindi alla magistratura e agli enti preposti di verificare la legittimità del ricorso agli ammortizzatori sociali.
La notizia ufficiale dell'ordine di esecuzione della vendita dei prodotti sequestrati (coils) apre la strada al rientro immediato dei lavoratori del reparto LAF, ma anche del Reparto Ponteggiatori, la cui attività lavorativa è stata, “incomprensibilmente” appaltata a terzi con la “messa a riposo forzato” dei lavoratori Ilva a spese dello Stato.
USB è sempre al fianco dei lavoratori in lotta per difendere i loro diritti che in primo luogo sono rappresentati dalla tutela della salute, della sicurezza sul lavoro e da un giusto salario.