(137/20) Questa mattina abbiamo inviato all’amministrazione l’elenco dei 3.865 lavoratori dell’INPS che hanno aderito alla petizione della USB per il ripristino del diritto al buono pasto in smart working o lavoro agile a partire dal 15 settembre 2020, quando, con la scusa della trasformazione del lavoro da remoto da obbligatorio a facoltativo l’amministrazione ha sospeso l’erogazione dei ticket mensa. Come abbiamo annunciato ieri abbiamo ripulito l’elenco dagli invii plurimi sperando di non aver saltato alcun nominativo tra quanti ci hanno scritto.
Con la consueta trasparenza che ci contraddistingue inviamo anche a tutti voi quanto trasmesso al datore di lavoro. Ringraziamo le lavoratrici e i lavoratori che hanno partecipato all’iniziativa. Qualcuno dirà che non è con una raccolta firme che si ottiene il ripristino del buono pasto ed è vero, ma oggi c’è una formale richiesta da parte di un numero consistente di lavoratori che ha deciso di prendere posizione aiutando chi come noi si sta spendendo perché sia riconosciuto tale beneficio economico.
E’ vero che il buono pasto non può essere annoverato tra gli emolumenti della retribuzione in quanto è finalizzato al consumo del pasto superate le sei ore di lavoro, ma è innegabile che soprattutto per le retribuzioni basse contribuisca ad alleggerire il bilancio familiare utilizzato per esempio nella spesa settimanale al supermercato. Ci appelliamo alla sensibilità del Presidente Tridico, del CdA e dei dirigenti della Tecnostruttura perché sia dato un segnale di vicinanza concreta ai lavoratori in questo momento così delicato e complesso per tutti. Lo smart working è volontario solo sulla carta perché è vietato avere tutto il personale contemporaneamente in servizio nelle sedi dell’INPS per problemi di sicurezza e questo lo stanno prevedendo i diversi decreti, che invitano le amministrazioni pubbliche ad utilizzare il più possibile il lavoro da remoto. Il coraggio che non dimostra la Ministra per la pubblica amministrazione ce lo metta l’amministrazione assumendo una decisione per nulla avventata e che sarebbe colta con favore dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’Istituto.
Per il futuro, quando si discuterà di rinnovo del CCNL, chiederemo che il buono pasto sia inserito nella retribuzione senza tassazione.