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IN DIFESA DELL'ISPEZIONE DEL LAVORO E DEI LAVORATORI TUTTI. IN DIFESA DELLA FUNZIONE DELLA VIGILANZA

Roma,

Con la circolare illustrata il 29 dicembre 2016 dal Direttore Generale Papa e sgrossata – nella forma, solo nella forma – delle più marchiane castronerie con il contributo fattivo di tutte le altre organizzazioni sindacali, interessate a vedersi accreditate al tavolo della nuova istituzione piuttosto che ad entrare nella sostanza delle cose – sino alla sua definita emanazione, si completa il quadro che definisce il reale disegno perseguito dal governo e dalla dirigenza con la costituzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Con buona pace di quegli ispettori del lavoro che si illudevano sulla nascita della mitica figura dell’ispettore unico (peraltro tale era l’ispettore del lavoro sino a quaranta anni fa) e che si aspettavano l’adeguamento del proprio trattamento economico e normativo a quello del personale ispettivo di INPS e INAIL.
La circolare chiarisce fuori da ogni possibile dubbio il totale accantonamento dell’idea dell’ispettore unico e il diseguale trattamento delle diverse figure ispettive.
E non abbocchino le allodole allo specchietto del trattamento di missione unificato rimandato al futuro reperimento delle risorse necessarie.
In primo luogo le differenze esistenti non sono tanto nei trattamenti di missione, quanto negli istituti contrattuali riconosciuti, nell’ente previdenziale e in quello assicurativo, al personale ispettivo; in secondo luogo il reperimento delle risorse necessarie non è semplice come qualcuno ha voluto far credere.
Non a caso tutti, ma proprio tutti, anche il Capo Pennesi, all’ultimo incontro del 19 gennaio, con la necessaria espressione di circostanza, hanno riconosciuto che il problema dei diversi trattamenti esiste, ma che, purtroppo, allo stato non vi sia una soluzione …
Nella sostanza, dunque, quali sono le conseguenze dell’avvio dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro sull’attività di Vigilanza, sulla funzione degli ispettori e sulle condizioni di lavoro del personale ispettivo?
Innanzitutto, la programmazione e l’autorizzazione dell’attività degli ispettori di INPS e INAIL è subordinata all’assenso “anche per via telematica” del Capo dell’Ispettorato o, per suo conto, del Coordinatore della Vigilanza.
In pratica, al di là di tutte le chiacchiere profuse in questi anni, l’obiettivo portato a casa da Pennesi e dal governo è il controllo e la messa sotto tutela della vigilanza degli Istituti previdenziale e assicurativo.
Ogni possibilità di autodeterminazione e di autonomia – finora godute dagli ispettori di Inps e Inail viene eliminata e sarà il Capo dell’Ispettorato a stabilire chi, quando, come e perché dovrà subire un accertamento previdenziale o assicurativo, con la possibilità di indirizzare politicamente un’arma che nel 2016 ha significato, ad esempio nell’Inps, il recupero di oltre un miliardo e cento milioni di contributi.
Quello che abbiamo denunciato sin dall’annuncio della costituzione dell’Agenzia della Vigilanza si sta ora attuando: l’obbiettivo era e rimane mettere sotto tutela della politica l’attività di Vigilanza, togliendo ogni autonomia agli enti vigilati dal Ministero del Lavoro.
E per il personale transitato il 2 gennaio dai ruoli del ministero a quelli dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, qual è la minestra che viene scodellata? Ce n’è per tutti.
Un terzo degli ispettori ordinari verrà distolto dall’ispezione … lavoristica (come l’ha definita Pennesi) per andare a costituire – nominalmente con il personale ispettivo degli istituti, nella pratica assegnato in accompagnamento a detto personale – le nascenti aree previdenziali ed assicurative. Detto personale sarà  sgravato dei compiti legati agli aspetti … lavoristici, in primis dalle conciliazioni monocratiche, e dovrà fare lo stesso lavoro e le stesse mansioni degli ispettori degli enti,  mantenendo tuttavia il proprio trattamento normativo e retributivo e quello di missione. Questo significa, oltre al differente trattamento di missione, una differenza nel reddito annuo imponibile nell’ordine dei 10.000 euro. Chi spera che questa sperequazione, col tempo, verrà sanata si illude.
La collocazione del personale ispettivo degli istituti nei ruoli ad esaurimento e la previsione nella norma dell’assunzione di un’unità ispettiva ad ogni pensionamento registrato in quei ruoli, con il trasferimento dall’ente all’Ispettorato delle relative economie, indica chiaramente che governo e dirigenza puntano in prospettiva ad una “normalizzazione” al ribasso e non al contrario.
Per i due terzi degli ispettori ordinari, quelli che resteranno nelle aree “lavoristiche”, c’è l’aggravio delle incombenze di cui vengono sgravati i loro colleghi e, cosa ancora più grave, il dover far fronte ad una vigilanza sempre più complicata, in una realtà in cui le condizioni di lavoro sono sempre più degradate ed i rischi per la stessa incolumità fisica degli ispettori sempre più gravi ed incombenti, a ranghi ridotti, con gli uffici a nord di Roma già ridotti al lumicino.
Ed in proposito Pennesi il 19 gennaio è stato estremamente chiaro: bisogna riequilibrare la quantità di ispettori tra i diversi campi e, del resto, agli ispettori … “lavoristici” sono richieste le azioni di “forza” …
Cioè, accessi brevi, persecuzione di ambulanti e pizzaioli, sospensioni e lavoro nero … ma nel 2014, che cosa hanno chiesto e rivendicato gli ispettori che in oltre sessanta DTL hanno protestato per un anno?
E il personale amministrativo transitato nell’Ispettorato Nazionale del Lavoro ed ignorato non solo dalla circolare, se la passerà meglio?
Intanto c’è un  problema di numeri. Per tutto il 2017 proseguirà il blocco del turnover ed anche successivamente, quando sarà sbloccato, la copertura sarà comunque parziale. Peccato che i carichi di lavoro non solo resteranno invariati ma, leggendo la circolare, cresceranno, dovendosi costituire le necessarie segreterie delle area previdenziali ed assicurative.
Del resto, anche l’architettura burocratica disegnata per il coordinamento con Inps e Inail richiederà il necessario supporto amministrativo, che dovrà essere pescato tra i ranghi sempre più sottili degli ex dipendenti del ministero e naturalmente a costi invariati.
Inoltre, nulla si continua a dire in ordine ai compiti residui non legati all’attività ispettiva transitati negli Ispettorati, né si fa cenno al patrimonio umano e professionale che ha assicurato in questi anni le politiche del lavoro.
Un silenzio più che preoccupante se si considera come, ad esempio, le conciliazioni monocratiche, che distolgono così seriamente il personale ispettivo dai suoi compiti istituzionali, potrebbero essere affidate, con risultati certamente quantomeno non inferiori a chi ha maturato in anni ed anni di esperienza una specifica competenza, anche relazionale, con le parti sociali, magari incardinando questa attività nel contenzioso.
E’ solo un’idea, ma viene riferita per dimostrare come, volendo, si potrebbero trovare soluzioni in grado di garantire una maggiore efficienza dell’istituzione valorizzando i diversi ruoli e le diverse funzioni del personale.
Ma se questa è la minestra che viene scodellata con l’avvio dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, non si può fare un ragionamento che superi il mugugno, il senso di impotenza e la rassegnazione che vivono i lavoratori se non si coglie l’aspetto generale, gli obbiettivi dell’intera operazione, se non si comprende che questa minestra non colpisce solo i lavoratori dell’Ispettorato, ma tutti i lavoratori.
Bisogna sempre ricordare che questo Ispettorato è figlio di quel Jobs Act che ha cancellato l’articolo 18 e smantellato buona parte della legislazione sociale che puntava a garantire i diritti che la Costituzione Repubblicana riconosce ai lavoratori: da quello al lavoro a quello alla pensione, da quello ad un salario dignitoso alla tutela della malattia, della disoccupazione involontaria, dell’invalidità e così via.
Le leggi approvate negli ultimi venti anni, qualunque fosse il governo ed il ministro di riferimento, hanno finito per ridurre i diritti in bisogni, in strumenti di ricatto per piegare il lavoratore alla volontà di chi ha come unico obiettivo il profitto.
A cosa serve, allora, in questa ottica, un’istituzione che deve assicurare l’applicazione di quella legislazione sociale?
Per i governi che si sono succeduti e per i vertici che da tanto tempo occupano le scrivanie di comando, la risposta è semplice ed era peraltro già contenuta nel famoso Libro Bianco di Maroni: di fatto ai datori di lavoro viene consentito tutto e gli si chiede soltanto di abbandonare il ricorso al lavoro nero, non in quanto socialmente riprovevole, ma in quanto freno allo sviluppo economico.
Di conseguenza, nelle intenzioni di questi signori il compito affidato all’ispezione del lavoro è la pura e semplice repressione del lavoro nero, sempre più annidato negli strati inferiori del sistema imprenditoriale, in quelle micro-imprese le cui difficoltà sono aumentate con l’acuirsi della crisi e con la concorrenza dei grandi operatori economici e finanziari.
Da qui l’ignobile introduzione dei “Progetti qualità” con cui, pesando come fossero patate le pratiche degli ispettori, si è condizionata la declinazione dell’attività ispettiva, ridotta sempre più ad attività di sbirraglia contro i piccoli ed i deboli.
Da qui la procedimentalizzazione degli atti ispettivi, con cui agli ispettori del lavoro si è tentato progressivamente di negare la competenza e la professionalità propri, in campo penale, dell’ufficiale di polizia giudiziaria (tentato, perché veramente nessun Capo può arrogarsi il diritto di bloccare un atto legittimo).
Da qui il tentativo di standardizzazione dell’attività ispettiva, con la pretesa di imporre “interpretazioni autentiche” delle norme, sottraendo all’ispettore la facoltà di valutare condizioni e circostanze nella realtà complessa in cui si viene a trovare ad operare.
Da qui il disinteresse ed il sostanziale disprezzo con cui sono state negate sistematicamente tutte le legittime richieste del personale ispettivo, da quelle economiche a quelle connesse alla tutela della stessa incolumità fisica, posta a serio rischio esattamente da tutto quanto sopra denunciato.
Per cambiare effettivamente la situazione, per ottenere un reale cambio di rotta, per vedere finalmente premiate anche le legittime aspettative di tutto il personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è allora necessario in primo luogo ribaltare la situazione, uscire dagli uffici e parlare ai lavoratori che vivono ormai senza tutela, fare fronte comune per imporre che l’ispezione del lavoro torni ad essere, cominci ad essere, quello che sempre avrebbe dovuto essere. Cosa?
Le reali condizioni di lavoro in tutti i settori produttivi sono conosciute da tutti. Da tutti, tranne che dai vertici del Ministero del Lavoro ed ora anche da quelli dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Gli infortuni sul lavoro si verificano non solo per la mancata applicazione del decreto 81/2008, ma anche e forse soprattutto per i carichi di lavoro, per gli orari di lavoro funzionali al massimo sfruttamento di uomini ed impianti, per il sistema degli appalti e subappalti (non a caso il morto troppo spesso è dipendente di un appaltatore), per la ricattabilità dei lavoratori che devono “ubbidire” sotto la minaccia del licenziamento.
E’ noto a tutti come gran parte dell’economia del paese si fondi sugli appalti e sui subappalti, come il lavoro sia pesantemente condizionato dalle gare di appalto e dai cambi d’appalto. Così come sono note le  condizioni in cui versano i servizi sociali, quelli sanitari, quelli di pulizia, le mense, terreno di caccia grossa di quel sistema delle cooperative dal quale proviene il ministro Poletti.
Tutti conoscono le condizioni cui sono costretti i lavoratori della grande distribuzione, quelli della logistica, i migranti nelle campagne, dove l’industria agroalimentare impone prezzi che favoriscono lo schiavismo e il caporalato.
E’ su questo e su tanto altro che gli Ispettorati Territoriali devono essere chiamati ad operare. Senza il ricatto dei Progetti qualità. Mandando al diavolo la finzione sancita dal Jobs Act in cui nel contratto di lavoro, datore di lavoro e lavoratori sarebbero uguali. Cancellando la pretesa che sia il lavoratore a doversi fare carico di raccogliere le prove di quanto lamenta basandosi su interviste fatte sotto il ricatto datoriale di ritorsioni per chi dovesse parlare.
L’attività di intelligence, attraverso le banche dati di Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, ecc, indirizzata ad esempio sul sistema degli appalti e subappalti, delle cooperative e della logistica, permetterebbe di aggredire quei settori dove è maggiore lo sfruttamento dei lavoratori e  l’elusione/evasione contributiva, con  ispezioni che puntino sulla qualita’ e non su numeri  da dare in pasto ai media e alle statistiche.
La stessa intelligence, deve interessare anche l’ispezione lavoristica, attraverso una necessaria attività investigativa che supporti la denuncia del lavoratore.
Sicuramente sarebbe molto più efficace una pratica di questo genere rispetto a cinquanta pratiche notarili.
E’ su questo che gli ispettori devono essere chiamati ad intervenire, avendo però il tempo ed i mezzi necessari per affrontare le grandi questioni cui si accennava sopra.
Solo avendo la capacità di rivendicare ruolo e funzione sociale dell’ispezione del lavoro, il personale tutto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro acquisirà anche la forza contrattuale ed il sostegno sociale alle proprie legittime rivendicazioni.
Come Unione Sindacale di Base riteniamo che sin da subito sia necessario mandare un segnale forte in cui tutto il personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro faccia sentire la propria voce ed il proprio dissenso verso l’avvio del nuovo soggetto.
A questo scopo vogliamo organizzare in tempi rapidi un’assemblea nazionale in cui discutere al di là delle appartenenze sindacali e delle mansioni svolte di quanto contenuto in questo documento e delle possibili azioni da porre in campo.

Per intanto andiamo a proclamare lo stato di agitazione di tutto il personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro sulla base della seguente piattaforma di lotta:

•    Superamento dei Progetti Qualità e nuova valutazione dell’attività ispettiva;
•    No alla procedimentalizzazione degli atti dell’ispettore del lavoro che ne resta titolare e responsabile
•    Rilancio della funzione sociale dell’ispezione del lavoro con la programmazione dell’intervento nel settore degli appalti e dei subappalti, dei servizi forniti dal sistema cooperativo, della grande distribuzione, dalla logistica, ecc. con l’abbandono della pratica degli accessi brevi e alle micro-imprese;
•    Nessun inserimento di ispettori del lavoro (se non su base volontaria e comunque non determinando una carenza di organico nell’attività di vigilanza ordinaria) nelle aree previdenziali ed assicurative sino alla parificazione stipendiale, economica e normativa con il personale ispettivo degli enti;
•    Nessun aumento dei carichi di lavoro per gli ispettori del lavoro inseriti nelle aree di vigilanza ordinaria che ne riducano l’attività ispettiva esterna (conciliazioni, turno, ecc.) a causa della costituzione delle aree previdenziali e assicurative;
•    L’eventuale impiego di ispettori ordinari nelle aree tecniche deve essere legato in primo luogo alla prevenzione degli infortuni determinati in conseguenza delle concrete condizioni di lavoro (orario, carichi, subappalti ecc.), eventualmente concordando un’attività di polizia giudiziaria con le Procure della Repubblica e coordinando l’attività con i servizi Pre.S.A.L. delle ASL;
•    Nessun aumento dei carichi di lavoro per il personale amministrativo in conseguenza del mancato turnover e delle nuove strutture previste dalla circolare.
•    Definizione di ruoli, mansioni e competenze del personale amministrativo trasferito all’Ispettorato Nazionale del Lavoro;
•    Programma di assunzioni di personale sia ispettivo che amministrativo.
•    Reperimento dei fondi necessari all’adeguamento del trattamento economico, alla perequazione con i trattamenti economici, normativi e di missione del personale degli enti.
•    Automaticità degli adeguamenti di cui al punto precedente.

Riteniamo che la dichiarazione dello stato di agitazione debba interessare anche gli ispettori di vigilanza di Inps e Inail i quali, in assenza dei decreti attuativi del provvedimento di istituzione dell’Ispettorato e del protocollo che regoli il coordinamento e l’attività ispettiva, rischiano di veder svilita la propria funzione e mortificata la propria professionalità.
La perequazione economica delle retribuzioni del personale dell’INL non deve avvenire a scapito delle risorse destinate al personale degli enti.   
Su questi punti chiamiamo tutti al confronto ed alla discussione nella consapevolezza che solo dando un respiro più ampio ai bisogni ed alle aspirazioni di ognuno avremo una reale possibilità di avere un Ispettorato Nazionale del Lavoro che svolga il suo ruolo nell’interesse di tutti i lavoratori e tratti come devono essere trattati i suoi dipendenti.
Nelle prossime settimane lavoreremo alla costruzione di un appuntamento pubblico, che coinvolga lavoratori della Vigilanza, politici, cittadini, lavoratori del privato e del pubblico impiego, nel quale denunciare apertamente l’attacco attuato alle tutele dei lavoratori e alla funzione dell’attività di Vigilanza con le leggi che hanno destrutturato il mondo del lavoro e con l’istituzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
UNIAMO GLI INTERESSI DI TUTTI GLI ISPETTORI
E DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO DELLA VIGILANZA
DIFENDIAMO LA FUNZIONE DELLA VIGILANZA NEL PAESE

Roma, 31 gennaio 2017                                                                                          USB PUBBLICO IMPIEGO
                                                                                                                               USB INL-MDL-INPS-INAIL