Degli insegnanti assassinati durante le manifestazioni di Oxaca non si sente parlare, se ne legge sul web, soprattutto sui siti stranieri, ma in Italia ha poca risonanza una protesta nata per difendere la scuola pubblica, il diritto allo studio dei più deboli, i diritti sindacali.
Da mesi gli insegnanti messicani protestano contro una legge (una “Buona Scuola” alla messicana) che prevede di assegnare un premio in denaro ai docenti giudicati “migliori”. I colleghi messicani spiegano che non ci sono insegnanti migliori o peggiori, ma semplicemente molti non riescono a ottenere i risultati sperati a causa delle condizioni di lavoro estremamente difficili dovute ai contesti sociali in cui si opera. Inoltre questi docenti ribadiscono a gran voce che non esistono insegnanti di serie A o di serie B e lottano contro la chiusura delle scuole “normali”, scuole che consentono di accedere direttamente all’insegnamento e che, quindi, permettono ai diplomati, spesso provenienti da famiglie non proprio agiate, di tornare nelle zone interne del paese per combattere l’analfabetismo e la dispersione scolastica (ricordate gli studenti misteriosamente spariti mentre tornavano da scuola? Erano proprio gli studenti di una di queste scuole!). Questi lavoratori combattono un governo che reprime con la violenza la lotta dei sindacati, ai quali sono stati congelati i conti correnti e i cui principali esponenti sono stati arrestati con l’accusa di frode fiscale per avere accettato donazioni in contanti al fine di finanziare la protesta.
Dai siti di informazione apprendiamo che durante la manifestazione del 19 giugno, nata in risposta agli arresti dei tre sindacalisti della Sección 22 del Sindicato Nacional de Trabajadores de la Educación (Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell’Istruzione), la polizia ha sparato ad altezza d’uomo causando 6 morti e 50 (ma su alcune testate si parla di 100) feriti.
Come persone, come insegnanti e come militanti di un sindacato che fa della difesa dello Stato Sociale e del Lavoro il suo primo caposaldo, ci stringiamo ai compagni del SNTE e a tutti gli insegnanti che in ogni parte del mondo lavorano senza sosta contro le politiche di disuguaglianza e di emarginazione sociale propugnate da governi di ogni colore.