Sul Gargano famoso in tutto il mondo per San Giovanni Rotondo, qualche giorno fa, sono bruciati ben 33 mezzi utilizzati dalla ditta che gestisce l’appalto della raccolta dei rifiuti.
Si sta indagando, ma la contemporaneità dei roghi lascia poco spazio ai dubbi: sul Gargano agisce, a quanto pare, una delle mafie più efferate della zona e che i rifiuti siano un piatto ricco per la criminalità è risaputo da tempo. La Puglia, del resto, è seconda nel ciclo illegale dei rifiuti dopo la Campania, con 947 infrazioni accertate (pari all’11,9 per cento del totale nazionale), 828 denunce, 6 arresti e 269 sequestri, secondo l’ultimo rapporto Ecomafie.
Questi roghi sono un attacco frontale allo Stato compiuto alla luce del sole, un’intimidazione fatta da chi si sente talmente forte da non avere nemmeno l’accortezza di doversi nascondere: se lo Stato avesse voglia di fare lo Stato (e la politica si occupasse di cose più importanti dei piccoli litigi di bottega), oggi San Giovanni Rotondo sarebbe presidiata e sulla bocca di tutti. Ma questa è la sicurezza che conta, mica quella che raccoglie voti.
Per noi vigili del fuoco dalle polveri di Napoli in poi il fenomeno dei rifiuti ci colpisce direttamente sulla nostra salute e naturalmente sul nostro lavoro che moltiplica in modo esponenziale. Pomezia docet.
Noi più volte abbiamo chiesto chiarezza sull'origine di questi strani fenomeni ma a quanto pare il business è cosi ben protetto che anche la politica che conta rimane in silenzio; nel frattempo a noi vigili del fuoco non è salvaguardata la salute e non è riconosciuta l'esposizione a tale fenomeni. chissà se il Ministro Matteo Salvini sappia cosa significa lavorare, tanto per dirne una, nella "terra dei fuochi".