E’ arrivata il 7 marzo, una convocazione da parte dell’Amministrazione Inail avente ad oggetto Regolamento di organizzazione-modifiche.
Nel secondo capoverso della lettera a noi indirizzata l’amministrazione precisa che: “la predetta informativa è fornita per ragioni di opportuna conoscenza e trasparenza, fermo restando che … il CCNL … riserva ai soli soggetti sindacali firmatari dello stesso, la possibilità di adottare ed esprimere osservazioni e proposte”. Come a dire vi invitiamo perché siamo democratici ma non possiamo farvi parlare perché il contratto ce lo impedisce. E ve lo ricordiamo.
Diamo atto all’Amministrazione di aver cercato, con questa convocazione, una modalità di coinvolgimento di chi ha deliberatamente scelto di non firmare un pessimo contratto.
Ma a noi la soluzione non piace affatto.
Vogliamo essere liberi di scegliere di firmare o non firmare i contratti e vogliamo essere liberi di parlare e dire la nostra sulle questioni che riguardano il personale. Sempre. Siamo un’Organizzazione Sindacale rappresentativa e questa rappresentatività non ci è stata regalata da nessuno ma è stata conquistata attraverso il numero delle deleghe ed i voti presi alle passate elezioni RSU, secondo le norme previste dal d.lgs. 165/2001. Una rappresentatività mantenuta anche a seguito dell’accorpamento del nostro comparto in quello più vasto delle Funzioni Centrali. Abbiamo superato tutte le prove e non accettiamo di doverci sottomettere ad un ulteriore esame, all’odioso ricatto dell’ “o firmi o stai fuori”, alla scelta antidemocratica di chi si arroga il potere di decidere chi sta dentro e chi sta fuori, chi parla e chi no.
Un ricatto che paradossalmente viene anche dalla blasonata CGIL che ha vinto un’importante battaglia legale, ottenendo una pronuncia della Corte Costituzionale (231/2013) proprio sul principio che non si possono discriminare le organizzazioni sindacali rappresentative a causa della mancata sottoscrizione di un contratto collettivo nazionale.
Non si trattava del Pubblico Impiego ma del CCNL del settore metalmeccanico, ma questo non è rilevante: riteniamo che la democrazia non possa viaggiare a senso alternato, a seconda se sia discriminata la Cgil o la USB o una qualsiasi altra organizzazione che si permetta di non condividere i contenuti dei contratti.
La democrazia sindacale è un bene da difendere sempre e comunque, senza distinguo di sorta. Altrimenti non è più democrazia, si chiama in un altro modo e ciò che ne può derivare è particolarmente pericoloso.
Nessuno metterà il bavaglio alla USB, nessuno ci potrà impedire di continuare a fare quello che abbiamo fatto in tutti questi anni, agendo sempre e comunque nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici del nostro Ente!
Questo è quello che abbiamo affermato con forza al tavolo.
Esecutivo Nazionale USB Inail
Aderente
alla FSM