Alcune considerazioni in merito all’incontro con il nuovo Direttore Generale, considerazioni che avremmo voluto fare verbalmente se ci fosse stato il tempo di fare un secondo giro di tavolo e replicare al suo intervento finale.
Sicuramente il dott. Tardiola è un conoscitore della macchina pubblica. La sua esperienza di lavoro in alcuni Ministeri e nella Regione Lazio ci fanno capire di trovarci di fronte ad un interlocutore che ha piena consapevolezza dei meccanismi che regolano la pubblica amministrazione e della peculiarità del lavoro pubblico. Non è poco. Ci siamo trovati in passato a dover contrastare chi, venendo dal privato e con una fama di “tagliatore di teste” voleva applicare ad un Ente pubblico gli stessi meccanismi cui era abituato nel suo precedente ruolo di Amministratore Delegato di una grande azienda privata, con il solo risultato di lasciare un Ente, per rincorrere un’evanescente carriera politica, alla vana ricerca del Sacro Graal che in Inail si identificava con l’obiettivo “Infortuni Zero”. Ma la conoscenza della macchina pubblica non basta, così come non bastano le considerazioni in merito alla necessità di una profonda trasformazione delle pubbliche amministrazioni che “…dovranno essere la prima linea di resistenza di fronte a quello che ci riserverà il futuro anche a seguito dei mutamenti climatici, di nuove possibili pandemie e di futuri scenari economici…”. Il cambiamento della PA è necessario, anzi urgente, ma vogliamo capire in che direzione il Direttore ritiene debba essere orientato questo cambiamento. Anche il Ministro Brunetta parla di cambiamento, trasformazione, innovazione, digitalizzazione, ma quello a cui stiamo assistendo è una trasformazione della PA sempre più diretta a favore delle imprese piuttosto che ai bisogni dei cittadini, come dimostrano chiaramente le scelte operate, nonostante la pandemia abbia alzato il velo sul sistema di welfare del nostro Paese, con il PNRR.
Nella replica alle OO.SS. il Direttore ha parlato di un filo rosso che ha unito tutti gli interventi che hanno sottolineato l’orgoglio e la fierezza dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Istituto di appartenere ad un Ente come il nostro. Ma abbiamo colto nelle parole del dr. Tardiola quasi un voler mettere davanti ad ogni difficoltà il senso di appartenenza dei lavoratori e delle lavoratrici come possibilità di soluzione ad ogni problema. Ci sembra francamente una ricetta troppo facile e seppur comprendendo che si è trattato di un primo ed anche breve incontro avremmo però voluto ribattere che non basta lavorare all’Inail per sentire dentro di sé il senso di appartenenza: il senso di appartenenza va alimentato attraverso la comprensione della progettualità dell’Istituto, attraverso obiettivi non di sola facciata, attraverso la valorizzazione delle professionalità esistenti, attraverso procedure che aiutino a dare risposte concrete all’utenza. “Più degli strumenti contano le capacità di contrastare il senso di solitudine” ha affermato il dott.Tardiola. Ma il senso di solitudine si contrasta con risposte concrete, a partire dalla necessità di accorciare la distanza tra centro e periferia, tra decisioni prese dall’alto e chi avverte la frustrazione di lavorare spesso a vuoto, rincorrendo inutili obiettivi.
Il Direttore ha poi esortato le OO.SS. a dosare alcuni giudizi, riferendosi a chi nel corso dell’incontro ha evidenziato condizioni di lavoro drammatiche nel nostro Ente, non paragonabili, come ha sostenuto, a chi lavora in altri settori come quello della Sanità. Ma forse il Direttore non ha ben compreso che quello che si voleva sottolineare è lo stato di salute di un Ente destinato al collasso se non si interviene urgentemente sulle tante criticità che sono emerse e che USB aveva già rappresentato nella lettera a lui inviata il giorno del suo insediamento. A partire dal problema dei fabbisogni: le nozze con i fichi secchi non si faranno ancora per molto e neanche il senso di appartenenza potrà supplire a carenze strutturali ed organizzative. Abbiamo comunque molto apprezzato la sua risposta alla nostra sollecitazione sul problema dei CoCoCo sanitari: abbiamo sentito finalmente, chiaramente e con determinazione parlare di necessità di portare a casa una norma che trasformi il loro contratto in contratto a tempo determinato come primo passo verso una necessaria stabilizzazione. I tempi sono stretti, ma un impegno serio da parte dell’Amministrazione può farci arrivare al risultato.
Con orecchie diverse abbiamo invece ascoltato la replica del dott. Tardiola al problema posto sulla questione degli Ispettori di Vigilanza. Non siamo così ingenui da pensare che basti l’assunzione di 300 nuovi ispettori per arginare il fenomeno degli infortuni e soprattutto delle morti sul lavoro. Ma allo stesso modo riteniamo che, in un Paese come il nostro dove nel mondo del lavoro dilagano l’illegalità, l’elusione e l’evasione contributiva, il sistema degli appalti e dei subappalti, la mancanza di formazione e di applicazione delle norme a tutela della salute e della sicurezza, un sistema di controlli efficace possa costituire una buona forma di prevenzione, più di tante altre. I controlli su appuntamento, propagandati dal Ministro Brunetta, servono solo alle aziende per continuare ad agire indisturbate e possibilmente con il beneplacito di chi dovrebbe controllare. Questo potrà, forse, accadere in futuro, in tempo di pace, non certo in tempi di guerra come quelli che oggi stiamo vivendo. Una guerra che conta migliaia di morti ogni anno.
Una guerra che inizia a contare tra le sue vittime anche ragazzi giovanissimi come Lorenzo, il ragazzo di 18 anni morto a Udine durante il suo ultimo giorno d’alternanza scuola lavoro. Il direttore lo ha ricordato nella sua replica parlando del limite del nostro “ordinamento che fa fatica ad adeguare, le esigenze del mondo del lavoro con quelle della scuola”. Ci dispiace ma non è proprio questo il problema. Il problema è un altro, il problema è che Lorenzo quel maledetto giorno doveva essere a scuola, con i suoi coetanei e i suoi libri a studiare, ad apprendere, a progettare il futuro, a sognare la sua vita e non in una fabbrica dove sperimentare da subito, così ci si abitua, lo sfruttamento, i ritmi di lavoro serrati…la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Ecco, Lorenzo queste cose le ha dovute imparare, e in fretta, sulla sua pelle. Questo è il problema.
Nella speranza che si inauguri una nuova stagione di relazioni sindacali, ci auguriamo di essere chiamati a breve per entrare nel dettaglio delle questioni cui abbiamo qui accennato e delle altre che abbiamo evidenziato nella nostra lettera di benvenuto, a partire dalla questione degli ispettori di vigilanza che riveste carattere di estrema urgenza. Da parte nostra rassicuriamo il Direttore sulla lealtà richiesta al tavolo. Non lo rassicuriamo però sulla critica, sulla contrapposizione, sulla conflittualità laddove necessarie per tutelare i diritti dei lavoratori. Quello lo lasciamo fare ad altri.
Roma, 31 gennaio 2022
USB P.I. INAIL