Si è tenuto ieri l’incontro con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri alla presenza del suo Capo di Gabinetto, dell’assessore Tobia Zevi e del Presidente della Commissione Casa capitolina Yuri Trombetti. La delegazione era composta da ASIA-USB, il Movimento per il diritto all’abitare, Action e dagli altri sindacati della casa.
E stato un lungo incontro durante il quale è stato affrontato il tema dell’emergenza casa e della mancanza di una politica pubblica per l’abitare che è la principale causa che ne ha fatto, quello della perenne emergenza, un elemento strutturale con cui vive da decenni la nostra città.
Il sindaco Gualtieri ha annunciato l’impegno di 220 milioni di euro per l’acquisto di alloggi da destinare alla casa, ha confermato che la situazione attuale è frutto dell’assenza decennale della politica abitativa e che considera quello della casa una delle priorità per Roma. Per questo ha ritenuto utilissimo l’incontro annunciando che ne seguiranno altri per fare il punto.
Sulla deroga all’art. 5 ha rinviato all’approfondimento che farà dopo l’approvazione della mozione in consiglio comunale, sarà il tema di successivi incontri.
In più l’assessore Zevi ha annunciato, come da tempo stiamo tutti chiedendo, che verrà fatto un piano casa entro fine giugno prossimo e un impegno economico più consistente per affrontare la manutenzione delle case popolari.
Asia-Usb ha salutato con favore l’impegno economico che verrà messo a disposizione nel 2022 per acquistare alloggi (anche quello per la gestione delle case popolari), la considera un’inversione di rotta, ma è solo l’inizio di una svolta che dovrà essere confermata con un impegno permanente. Abbiamo sottolineato che se si vuole affrontare questa situazione occorrono scelte chiare come l’impegno permanente di almeno il 3 o 4 % del bilancio comunale da destinare alla casa. Ma contemporaneamente va fatta pressione su governo e regione per riattivare una forma di finanziamento stabile della politica pubblica per l’abitare.
Abbiamo richiesto la riattivazione del piano regionale per l’emergenza casa del 2014, calpestato dalla passata Direzione alle politiche abitative, vanificando l’impegno dei 200 mln persisi poi nella nebbia dei bilanci regionali.
Gli sgomberi messi all’ordine del giorno sono il risultato della volontà di non applicare questo piano e oggi la lista prefettizia si sta allargando.
Parlare di emergenza casa significa affrontare il tema sgomberi, ma anche il problema degli sfratti: al sindaco abbiamo ricordato che nonostante i tanti tavoli e incontri, nemmeno un caso singolo è stato risolto, finanche nei casi che loro chiamano di fragilità. Alcune decine di persone, molte anziane, sono state sfrattate in questi mesi senza una soluzione o, come via Giolitti, sfollate da case del comune perché pericolanti, lasciate per strada mentre nella stessa via ci sono alloggi comunali vuoti da anni.
Parlare di emergenza, abbiamo ancora sottolineato al sindaco, significa anche fermare l’azione speculativa degli Enti previdenziali e assicurativi, come l’Inps, l’Enpam a Fontana Candida, l’ex Sara a Cinecittà, l’Enpaia a Roma 70, e altri, che stanno dismettendo il patrimonio abitativo ai prezzi di mercato lasciando indietro gli inquilini, molti dei quali molto anziani e con problemi di disabilità gravi. Stanno stravolgendo, con i processi selvaggi di valorizzazione, la natura di questo patrimonio nato negli anni ’70, ’80 e ‘90 per avere una funzione di calmierazione della casa, riservato in larga parte agli sfrattati di allora: trascinano nell’emergenza casa il ceto medio.
Parlare di casa a Roma diventa limitato se non si affronta il tema dei piani di zona e della ricaduta sociale che sta avendo grazie ai processi speculativi messi in atto da finte coop e ditte private su un patrimonio pubblico di circa 200 mila alloggi. Ancora non si fermano, per responsabilità anche del Comune di Roma il quale non applica la legge e revoca le concessioni, le speculazioni di coop a Ponte Galeria e Castelverde: decine di famiglie rischiano di vedersi vendere all’asta alloggi per i quali hanno versato ingenti somme e di perdere tutti i risparmi e i sacrifici di una vita.
Abbiamo ricordato al sindaco che molte case, sia nel patrimonio degli Enti previdenziali che in quello dell’edilizia agevolata (piani di zona), sono tenute vuote da anni.
La nostra conclusione, pur ritenendo importanti gli impegni e le cose dette dal sindaco, è stata: non bastano più incontri e tavoli, ci vogliamo i fatti.
Insieme all’impegno di fondi adeguato e ad un piano casa vero occorre attrezzare gli uffici ad affrontare adeguatamente il tema della casa rimuovendo quel comportamento ostico che vede il pubblico, che cerca disperatamente una soluzione abitativa, come nemico. C’è bisogno di specializzare la struttura amministrativa ad affrontare una nuova sfida: quella di iniziare ad aggredire un tema così importante per molte famiglie romane e aprire una nuova stagione per il diritto alla casa.
ASIA-USB