Sono stati necessari alcuni anni per arrivare alla sentenza della Corte di Cassazione 00359/22 del 10 gennaio c.a. (Tribunale di Chieti nel 2017, in Corte di Appello de L’Aquila nel 2019) che ha condannato la ASL 02 Abruzzo (anche al risarcimento del danno) rispetto ad una vertenza sindacale per demansionamento di un infermiere dipendente costretto a lavorare per anni senza l’ausilio e il supporto di personale con la qualifica di Operatore Socio-Sanitario.
Tale vertenza è servita per dimostrare come una intera categoria professionale, quella degli infermieri, sia stata costretta a lavorare in condizioni inaccettabili, dequalificati e demansionati di fatto, costringendoli ad assolvere compiti che non rientrano nelle loro mansioni.
Da decenni la USB P.I. Sanità denuncia lo scempio di una professione considerata ancillare e di secondo piano, non degna di rispetto e dignità professionale ma assolutamente centrale nell’assistenza agli ammalati, sia negli ospedali che nel territorio. La figura dell’infermiere, oggi laureato, dedito alla assistenza diretta ai pazienti nelle urgenze come nelle sale operatorie, nei 118 e Pronto Soccorso e nei reparti di alta specializzazione (Cardiochirurgia, Nefrologia e Dialisi, Neurologia, ecc.) è stata mortificata professionalmente costringendola a mansioni di tipo alberghiero e di igiene ambientale.
Le nostre denunce sulla carenza assistenziale ai cittadini hanno avuto, oggi, la “certificazione” legale che quanto da noi sempre denunciato è assolutamente vero. Per fare assistenza ai pazienti c’è bisogno di infermieri, OSS e ausiliari... una équipe di personale professionalmente preparato per far fronte ai bisogni assistenziali oggi più che mai in affanno per la situazione pandemica in atto. Tutto il settore è in forte difficoltà. Deve fronteggiare carenza di personale, disorganizzazione, nuove procedure e tecnologie, gravosi carichi di lavoro, turni aggiuntivi per tamponi e vaccinazioni ecc. mentre raccoglie solo denigrazione e burnout. Basta!
ASL e Assessorato regionale abruzzese, nell’assenza di decisi provvedimenti governativi, stanno determinando la disfatta della sanità pubblica. Le reiterate richieste di USB per l’immediata assunzione del personale necessario, restano inascoltate e il diritto universale alla salute, sancito costituzionalmente, viene negato ai cittadini. Nonostante l’evidente incapacità della politica e delle dirigenze sanitarie, il personale sanitario del comparto, pur sfruttato, si adopera con dedizione al proprio compito ogni giorno dell’anno.
Questa sentenza della Corte di Cassazione rende giustizia alle tante e ingiustificabili angherie di cui è vittima tutto il personale sanitario del nostro paese. La Unione Sindacale di Base esiste per salvaguardare i pochi diritti rimasti e, al contempo, dare battaglia per acquisirne di nuovi.
USB P.I. Sanità
Mario Frittelli
USB Confederazione Regionale Abruzzo
Luigi Iasci
Pescara 12/01/2022