A TUTTO IL PERSONALE
Un incommensurabile sentimento di tristezza. È il primo stato d’animo nel quale precipitiamo quando apprendiamo che alcuni dipendenti dell’università di Trieste hanno commesso gravi irregolarità.
Ha ragione da vendere il rettore nel sottolineare la distanza che separa quelle persone dal mondo reale. Non sanno quanti lavoratori percepiscono meno di cinque euro all’ora, quanti sono privi di un contratto di lavoro oppure con contratti precari, senza alcuno dei più elementari diritti e garanzie pure previsti nella Costituzione.
Talvolta lavorano gomito a gomito con quei lavoratori, eppure non sanno.
Giungono al punto di dichiarare la loro incredulità a quanti ricordano che ci sono, da sempre, obblighi da rispettare; a maggior ragione quando si è dipendenti pubblici, vige l’obbligo di rispettare i propri doveri d’ufficio, regolamentati dal C.C.N.L. di lavoro e dal codice di comportamento dei dipendenti pubblici.
Si giunge al grottesco quando alcuni, facendo riferimento alle proprie precedenti esperienze nel settore privato, lasciano intendere di conoscere bene la differenza rispetto alla pubblica amministrazione. La diversità non è da cercare nella proprietà giuridica dell’ente (pubblica oppure privata) ma nella persona:
il lavoratore onesto si comporta con correttezza senza alcun riferimento al settore nel quale è impiegato perché egli è consapevole che il comportamento di ognuno si ripercuote su tutti i componenti la comunità lavorativa. Va da sé che un tale principio deve riguardare anche professori e ricercatori universitari.
Da tempo chiediamo provvedimenti che consentano – da un lato - di isolare e sanzionare comportamenti come quelli evidenziati in questi giorni. Dall’altro, di tutelare adeguatamente quanti all’interno dell’ateneo lavorano con onestà, a prescindere dalla qualifica ricoperta.
Firmato: il coordinamento USB dell'Università di Trieste
Fulvio GRASSO e Ferdinando ZEBOCHIN
Trieste, lunedì 17 novembre ‘14