Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Inl

Informativa su PTFP e riorganizzazione nessun impegno sul salario accessorio!

Roma,

   La fine di gennaio è alle porte e il silenzio del Ministero del Lavoro sull’incremento del salario accessorio non è un bel segnale.

   In attesa di esaminare ufficialmente il Documento di Programmazione della Vigilanza 2024 (ancora non comparso sul sito INL) l’anteprima del Direttore Pennesi al Forum organizzato dall’Ordine dei consulenti del lavoro ci mostra un altro incremento, quello del 30% delle ispezioni rispetto al 2023 (102.000 accessi ispettivi). A questa crescita, ovviamente, corrisponderà un aumento dei carichi di lavoro per il personale ispettivo che deve scontare la storica e costante emorragia di ispettori ordinari verso altre funzioni e processi. E di questo l’INL ne è perfettamente consapevole visto che già nella Programmazione Vigilanza 2023 evidenziava come “la persistente carenza di personale amministrativo adibito ad attività di supporto e allo svolgimento di altri fondamentali servizi assicurati dall’INL (conciliazioni, provvedimenti autorizzatori, certificazioni, gestione del contenzioso, rapporti con il pubblico, etc.), determina l’impiego di una consistente quota di unità ispettive INL in tali diversi compiti”.

   Ci chiediamo, allora, quanti ispettori e in quale percentuale sono impegnati in accessi e contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi?

   Proprio in merito al “chi e quanti devono fare cosa”, giovedì scorso, in apertura di riunione, abbiamo posto una questione di metodo, pregiudiziale rispetto alla riorganizzazione.

   L’INL, prima di riorganizzarsi, dovrebbe considerare due fattori determinanti:

  1. Migliaia di ispettori ordinari, già gravati degli obiettivi di vigilanza, sono percentualizzati e/o adibiti ad altre funzioni in altri processi;
  2. Grave sottorganico nei profili amministrativi, siamo ormai alla metà della dotazione teorica.

   Di fronte a questa analisi abbastanza impietosa, USB ha chiesto a gran voce di attuare, prima di modificare processi e teams, una ricognizione complessiva degli uffici centrali e periferici per comprendere gli organici effettivi impiegati in ciascun processo, in modo da evitare di poggiare qualsiasi ragionamento sul fatto che siano operativi i 2.345 ispettori ordinari previsti nel Piano dei fabbisogni (numero sganciato dalla realtà). Si è chiesta una riformulazione del Piano dei fabbisogni del personale (nel PTFP siamo ancora alla divisione in statistici, informatici, amministrativi) che abbia come base la dotazione organica effettiva e non teorica.

   Se prima di riorganizzare non si terrà conto dei numeri effettivi il rischio concreto è che ogni mutamento dell’assetto resti sulla carta e che i servizi (quelli all’utenza, ad esempio) restino ingolfati viste le evidenti carenze d’organico.

   Resta comunque il fatto che l’obiettivo è fissato per il 2024: 30% in più di ispezioni a fronte di una generalizzata riduzione del salario accessorio per i dipendenti. Su questa dinamica, francamente inaccettabile, ribadiamo che due anni di mobilitazione ci hanno insegnato a tenere alta l’attenzione sulle condizioni materiali di tutto il personale INL. L’USB ritiene che sia tempo di mandare un segnale forte alla parte politica. Lo stato di agitazione, mai sospeso, non va soltanto declamato ma reso operativo!

   In tema di riorganizzazione, vista la spaventosa carenza di personale amministrativo, abbiamo denunciato che nulla cambierà per chi deve dividersi tra molteplici incombenze e che sarebbe opportuno, dopo il valzer di nomine e la moltiplicazione di incarichi a livello dirigenziale, offrire una soluzione a quanti ogni giorno operano da tappabuchi e annaspano tra gli adempimenti richiesti da più processi.

   Ciò che abbiamo analizzato, senza il doveroso passaggio del documento presso l’O.P.I. e il C.U.G. (organismi da interessare di fronte ad innovazioni strutturali), è un’organizzazione delle attività e delle funzioni dell’INL che riproduce sostanzialmente l’assetto per processi e team, con qualche elemento di novità relativo alla “regionalizzazione” della vigilanza tecnica e in materia di competenze delle DIL e degli IAM.

   In ogni caso, seppur disincantati, abbiamo offerto il nostro contributo segnalando lo stop (con proroga al 2025) dell’avvio della centralizzazione presso le DIL di alcune attività gestite dai territori.

   Situazione abbastanza indicativa delle capacità innovative della attuanda riorganizzazione visto che si rinvia tutto al 2025 proprio a causa della carenza di personale amministratrivo che presso le DIL dovrebbe gestire l’affidamento appalti, forniture, lavori e servizi degli IAM e degli ITL.

   E chi sarà mai a pagarne le conseguenze? Ovviamente il personale dei territori, già abbastanza carico e che sperava in un alleggerimento delle procedure di lavoro. Su questo naufragio, abbastanza prevedibile, USB ha ricordato al dott. Diana che per l’accentramento di funzioni sulle DIL si sono moltiplicate poltrone a Roma, Milano e Napoli (con promozione della dirigenza in prima fascia) e sempre presso le DIL saranno incaricati funzionari dell’area delle E.P. . Alla luce di ciò non ne comprendiamo più la ragione!

   Proprio in tema di E.P., per le quali non si capiscono ancora bene i confini di competenze e coordinamento con dirigenti e responsabili di processo, non riusciamo a comprendere la ragione di ben 5 figure presso la sede centrale, laddove operano già 5 direttori di prima fascia e quasi 20 dirigenti di seconda.

   Così come ci sembra oggettivamente esagerata la previsione di quasi 900 posizioni di responsabilità (su circa 5.000 dipendenti) tra aree, processi, team e unità di raccordo regionali, in un rapporto che vede un responsabile ogni 5 dipendenti. E’ evidente che tale sproporzione debba essere oggetto di revisione da parte dei vertici, considerando che in alcuni casi non corrisponde al numero effettivo di lavoratori adibiti ad un processo e che queste posizioni di responsabilità saranno remunerate con il salario accessorio.

   Relativamente al progetto di “regionalizzazione” della vigilanza tecnica, abbiamo espresso tutte le nostre riserve in merito al meccanismo che concentrerà presso gli IAM e qualche capoluogo di regione la gestione funzionale dei team di vigilanza tecnica delle sedi territoriali. Certo, la ragione di questa scelta è rintracciabile nell’impossibilità, causa carenza in organico di tecnici in possesso dei requisiti culturali e comprovata esperienza, di creare in ogni ITL un processo di vigilanza tecnica (separandolo da quello di vigilanza ordinaria come avviene presso IAM e gli ITL dei capoluoghi di regione), ma non siamo affatto convinti che ciò possa migliorare l’efficacia e l’operatività della funzione ispettiva sui territori di medie e piccole dimensioni.

   Siamo sicuri che un solo responsabile del processo vigilanza tecnica presso l’IAM riesca a programmare, gestire, organizzare, assegnare obiettivi e valutare non solo i tecnici del proprio ufficio ma anche tutti i tecnici degli ITL della propria regione o del proprio territorio di riferimento? Forse prima di realizzare team specializzati per settori e fenomeni (molti colleghi tecnici sono alle prime armi) in ambito regionale, sarebbe il caso di rendere operativi gli ispettori tecnici sui territori di appartenza, favorendo gruppi ispettivi in congiunta con gli ordinari, attuando modalità snelle e semplificate che consentano di approfondire ogni aspetto degli accertamenti ispettivi.

   Su questo tema, riteniamo che la distinzione delle famiglie professionali tra ispettori ordinari e tecnici, di certo necessaria tenuto conto delle diverse professionalità e dei differenti ambiti di competenza, non deve determinare operatività separate, a compartimenti stagni. A tal proposito, abbiamo segnalato un effetto potenzialmente distorsivo della mancata previsione su tutti i territori di distinti processi di vigilanza: nell’elencare funzioni e competenze del processo vigilanza degli uffici di medie e piccole dimensioni (a differenza di IAM e ITL capoluogo di regione) sono state aggiunte le competenze in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Abbiamo chiesto che si faccia chiarezza sul punto, si rispetti l’accordo sulle famiglie professionali specificando che l’esercizio delle competenze tecniche sia riservato ai componenti dei team di vigilanza tecnica. Su tale aspetto l’Amministrazione si è detta pronta ad intervenire. Verificheremo.

     In merito alla Direttiva n. 75 che continua a sollevare criticità per le restrizioni in tema di indennità e rimborsi per le missioni, l’Amministrazione ha inteso rinviare al prossimo incontro (8 febbraio), in occasione del quale si discuterà anche del Regolamento per il conferimento delle P.O. e delle progressioni verticali.

   Roma, 29 gennaio 2024   

                                                                    USB P.I.

                                             Coordinamento Nazionale INL-MLPS-ANPAL