(75/22) Il 7 settembre è prevista una convention di tutti i dirigenti e per quella data potrebbe essere varata una nuova riorganizzazione, la seconda dell’era Tridico dopo quella del 2019. Solo così il management dell’INPS potrà aggirare la scadenza naturale degli incarichi dei dirigenti. Infatti, quello che appare come un vero e proprio escamotage, servirà ad azzerare gli attuali incarichi assegnandoli nuovamente sulla base degli equilibri nel frattempo rideterminati all’interno dell’Istituto.
Chissà se il direttore centrale dell’organizzazione e della comunicazione interna, quello considerato da qualcuno tra i migliori dirigenti dell’INPS e del quale abbiamo più volte chiesto la rimozione per la responsabilità diretta nel fallimentare Reassessment e nella pessima comunicazione esterna durante il lockdown, si presenterà ancora una volta nei panni di nonno Rocco, come ha fatto pochi giorni fa in un servizio del Tg1, questa volta spiegando al nipotino i “vantaggi” dell’ennesima riorganizzazione.
All’INPS si sta scherzando col fuoco, dirottando l’attenzione generale su eventi, mostre, concorsi letterali e di pittura, disegnando figure dai compiti motivazionali come gli “agenti del cambiamento” che busseranno alle nostre porte come novelli Testimoni di Geova o distributori di Lotta Comunista ignorando, volutamente o meno a questo punto risulta incomprensibile, il profondo malessere di chi opera nelle sedi operative, grandi e piccole, con personale ridotto all’osso e con professionalità ormai perdute a seguito dei pensionamenti. Anche la direzione centrale formazione ha grandi responsabilità nel non aver favorito un ricambio diffuso delle conoscenze indispensabile a mantenere un adeguato livello di funzionalità. L’orchestrina suona mentre la nave affonda e gli ufficiali pensano solo a come mettersi in salvo. Un sussulto d’orgoglio da questa dirigenza è lecito aspettarselo?