Nell’incontro svoltosi presso la sede di Montesacro il 24 aprile scorso inerente il prossimo trasferimento da via Bettini in via Spegazzini, la direzione della Filiale di coordinamento, dopo aver ringraziato tutti i colleghi per la collaborazione, ci ha comunicato che lo spostamento del personale avverrà soltanto dopo quello, presumibilmente più veloce, del Tuscolano (programmato entro questo mese), che esso verrà realizzato in 2 fasi (transitoria e definitiva), che la prima durerà orientativamente sei mesi e che la disdetta dall’attuale stabile è cosa già fatta.
In pratica, ci sarà un periodo di transizione piuttosto lungo, nel corso del quale bisognerà comunque assicurare la funzionalità della sede con i relativi sportelli. La suddivisione di questi ultimi avverrà gradualmente per tipologie similari, che saranno definite in corso d’opera, mentre per quanto riguarda gli spazi saranno disponibili da planimetria circa 11,5 metri quadri a persona (21 per i dirigenti).
Più o meno, le stesse informazioni ci sono state fornite due giorni or sono dalla direzione regionale ex INPDAP, che dunque collimano sia in tempi che modalità mentre ci è stato ricordato che (grazie agli accordi siglati da talune OOSS) non ci sono più margini di contrattazione che consentano di fare operazioni indolori.
Ciò che assolutamente non collima, e purtroppo non sembra presa nella giusta considerazione, è la previsione delle condizioni minime di sicurezza in cui dovrà operare a breve il personale. Al di là delle oggettive situazioni di disagio iniziali, infatti, non è ipotizzabile un corretto svolgimento dei numerosi adempimenti in presenza di lavori di ristrutturazione in corso specialmente in questo momento. Così come non è certamente accettabile che, dopo il trasferimento (non ancora comunicato con tanto di preavviso all’utenza), si possa continuare a ricevere il pubblico, sia pure “per qualche tempo” nella sede attuale. La qual cosa invece, nell’attesa di una definitiva organizzazione di due effettive reception accoglienti (evitando gli sportelli all’interno delle stanze), è assolutamente da scongiurare.
Tutto ciò senza considerare il fatto che ancora non risultano definiti i capitoli di spesa, con evidenti palleggiamenti di responsabilità tra i singoli uffici tecnici e le direzioni (nazionale e regionale). Insomma, l’amministrazione naviga a vista mentre il conto, tanto per cambiare, stanno per pagarlo i dipendenti e l’utenza.
Perché, anche e soprattutto in presenza di questo nuovo modello organizzativo integrato, la sicurezza e l’incolumità del personale non possono in modo alcuno essere messe a repentaglio per assicurare nuovi e ipotetici risparmi al governo.
Sulla base di queste ultime considerazioni, USB ha ribadito le seguenti priorità:
· spostamenti di personale da effettuare solo a lavori ultimati;
· postazione fissa della vigilanza da prevedere anche al primo piano;
· assicurazioni formali sul pagamento dell’incentivo;
· chiarimenti precisi e trasparenti sulle gerarchie;
· fermata mezzi pubblici aggiuntiva in prossimità della nuova sede;
· allargamento della sala mensa;
· saletta sindacale.
In mancanza delle indispensabili garanzie, da fornire urgentemente a tutela dei colleghi e dell’utenza, la USB indirà lo stato di agitazione di tutto il personale.